29 Nov- 2015-1^ DOMENICA D’AVVENTO – Anno C

29 Nov- 2015-1^ DOMENICA D’AVVENTO – Anno C

29 Nov- 2015-1^ DOMENICA D’AVVENTO – Anno C

 

A me interessa il sogno dei popoli, delle persone, dei poveri e se quel sogno va deluso la storia è priva di senso, siamo dentro il dominio della menzogna.

 

PRIMA LETTURA: Ger 33,14-16- SALMO: 24- SECONDA LETTURA: 1 Ts 3,12-4,2- VANGELO: Lc 21,25-28,34-36

 

…Noi viviamo un tempo "perduto", già in sé dannato. Il vivere alla giornata, il vivere cercando se stessi, l'accumular quattrini, soddisfazioni, piaceri che sembra colmar la vita, in realtà ci butta nel versante della perdizione perché nessun attimo che viviamo ha senso. Noi viviamo la vacuità e la stoltezza. Questa è una verità perenne. Certo, se noi guardiamo l'orizzonte della nostra società con gli occhi carnali potremo essere portati ad invidiare colui che ha fatto i miliardi. In realtà con quest'occhio viene una immensa pietà – non giudichiamo le coscienze perché questo fa parte della nostra consegna morale – per tutti coloro che sono riusciti. In che senso sono riusciti? Sono stati dentro le regole del gioco di un tempo perduto che non ha significato perché il significato del tempo è in rapporto a questo germoglio. Allora io sono portato invece ad isolare coloro che sono vissuti e vivono perché spunti il germoglio. La loro vita mi interessa, loro sono quei santi di cui siamo amici perché la vera gioia è di essere amici di coloro che operano per questo evento. Nasce allora una famiglia di spiriti che sono il popolo di Dio, al di là di ogni appartenenza esplicita. C'è tanta gente per la quale il tempo conta a questo scopo, che consuma sé per questo obiettivo, che gioisce solo quando vede il germoglio: sarà nell'ambito della sua famiglia, della sua città e del pianeta perché poi la giustizia è fatta di segni interdipendenti tra loro. Da qui nascono le nostre tristezze perché vediamo quanti segni di giustizia sono caduti. Nell'arco della mia vita questo è il momento più deludente perché sono cadute molte speranze, non importa se mal riposte. A me interessa il sogno dei popoli, delle persone, dei poveri e se quel sogno va deluso la storia è priva di senso, siamo dentro il dominio della menzogna. Ma invece – ecco dove una fede che è insieme teologale e morale mi sorregge – questo sogno non finirà. Ne vedo i segni da ogni parte del mondo, vicino a me lontano da me. Non sono però i segni su cui chiede attenzione l'organizzazione dell'informazione che fa parte della dissipazione pubblica onnipotente. Se ci fate caso, le nostre giornate rischiano di passare senza che abbiamo mai un momento per raccoglierci dentro di noi perché il tempo cosiddetto libero è posseduto dalla organizzazione della dissipazione che ispira un bisogno, lo soddisfa e ne ispira un altro. Siamo dentro una società che ci spreme nel midollo per far venir fuori bisogni impensabili in quanto essa vive sui nostri bisogni e quindi ci impedisce di prender contatto con noi stessi. Ecco cosa vuol dire il Signore in questo brano. Trasferiamo nel nostro registro queste parole: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezza e affanni della vita». È questa la nostra condizione normale. Non è vero che siamo progrediti perché il progresso va misurato sul consenso interiore e sulla realizzazione di questo sogno di una cosa che è il regno della giustizia sulla terra, come dice Geremia: "Egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra». No, quel giorno non è venuto, è ancora lontano, dobbiamo stare con la testa alzata per vedere i segni. Ogni attimo è l'attimo in cui squilla il segnale della vicinanza dell' adempimento se abbiamo orecchi da intendere.

 

Ernesto Balducci – da: “Il tempo di Dio” – Anno C (1992)

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