1 Gennaio 2019 – MARIA MADRE DI DIO – Anno C

1 Gennaio 2019 – MARIA MADRE DI DIO – Anno C

1 Gennaio 2019 – MARIA MADRE DI DIO – Anno C 

                                                                                                    

Per l'umanità esser salva vuoI dire abbandonare per sempre il costume della guerra ed abbandonare per sempre la logica del dominio illimitato sulla natura.

 

PRIMA LETTURA: Nm 6,22-27 – SALMO: 66- SECONDA LETTURA:  Gal 4,4-7- VANGELO:  Lc 2,16-21

…Noi sentiamo, da una parte, di aver realizzato una pienezza, perché abbiamo veramente in possesso il mondo fisico in cui ci è dato vivere, dall' altra parte sentiamo che questo possesso, attraversato com'è dall'affIato satanico del dominio, si capovolge in schiavitù spaventosa, per cui l'umanità oggi è schiava delle sue creazioni. Questo è un dato grave che sentiamo ormai riflettersi nel quotidiano per le cose che mangiamo, per l'acqua che forse non avremo, per … Siamo assediati dalle ricadute del nostro trionfo e questo ci mette di fronte ad un orizzonte di responsabilità profondamente nuovo, per il quale ci mancano i concetti e le parole. Tutti però avvertiamo che è cominciato un tempo nuovo per la nostra responsabilità morale. Questo discorso ha a che fare, in maniera diretta, con il messaggio che abbiamo ascoltato oggi. Quando sentiamo riecheggiare nella nostra coscienza se cristianamente educata, le grandi parole della salvezza, oggi non possiamo più raccoglierle in noi con l'innocenza di un tempo, perché se queste parole hanno un senso, hanno il senso che è suggerito dalla condizione che vi ho descritto. Per l'umanità esser salva vuoI dire abbandonare per sempre il costume della guerra ed abbandonare per sempre la logica del dominio illimitato sulla natura. Dobbiamo attingere dalle risorse morali le energie necessarie per questo compito ed inserire questa dimensione morale, che appartiene a tutti gli uomini di buona volontà, dentro la luce del volto di Dio. Il volto di Dio non si riflette più nelle nostre pozzanghere chimiche! Con pura coerenza logica è stato detto che Dio è morto. Infatti in un mondo cosiffatto Dio è morto, ma abbiamo paura che quella sulla morte di Dio non sia altro che una mentita frase per parlare della morte dell'uomo. Che forse le due vite siano connesse ad un cappio per cui se Dio muore, muore l'uomo, se muore l'uomo, muore Dio? Siamo dentro un vicolo nuovo della nostra riflessione di fede ed è qui che occorre il cambiamento di mentalità ed anche un diverso modo di interrogare le arcaiche parole della Scrittura. La giornata della pace, che è il luogo etico-laico in cui oggi ci incontriamo tutti è proprio la giornata nella quale queste cose, che sono sulla linea della profezia biblica, acquistano un senso concretissimo, sollecitano la nostra coscienza con imperativi non vaghi, non intimistici o verticali,. ma messianici che toccano cioè il senso del nostro divenire nel tempo. Il tempo non è vuoto. Il tempo è lo spazio delle grandi alternative in cui noi. scegliamo fra perdizione e salvezza. Per questo dobbiamo stare attenti al tempo che viene e non limitarci solo alle celebrazioni di calendario o alle spensieratezze di circostanza, ma riempire il tempo che viene di una sempre più profonda e responsabile serietà morale, perché dalle scelte che sono state fatte nel passato dipende la nostra vita di oggi e le paure che oggi abbiamo sono le figlie delle presunzione dei nostri padri. La presunzione di oggi genera paura domani. Noi impiantando strumenti di dominio con la motivazione che ciò è necessario perché il livello di consumo energetico a cui siamo giunti – ecco un' altra schiavitù da mettere nell' elenco che facevo prima. È ormai una necessità (c'è da vedere se è vero!), ci sentiamo obbligati a chiederci quali dovranno essere le nostre scelte perché il futuro abbia senso, dato che, non c'è dubbio – questo lo dice la scienza con il suo linguaggio – il nostro sperpero dell' energia della natura accorcia la storia. Energia e tempo sono nella stessa formula, e più consumiamo energia più si accorcia il tempo dell'umanità, per cui in ogni nostro atto pulsa l'attesa delle generazioni future. Dobbiamo innestare nella nostra coscienza – cosa che non ci è affatto facile – una dimensione che i nostri padri non avevano perché i loro atti ricadevano nelle conseguenze previste nell'ambito ristretto di una generazione. Noi però sappiamo che possiamo compiere atti che investono i millenni futuri. E una dimennsione nuova che, messa accanto alle altre che vi ho rapsodicamente rievocato, crea la situazione in cui dobbiamo imparare a riflettere ed a decidere per il futuro. Ché il tempo nuovo in cui siamo entrati, secondo la nostra divisione di calendario, sia davvero un tempo fecondo, ci offra la possibilità di compiere passi verso la pienezza e verso la liberazione.

 

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – Vol. 3

 

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