1 Novembre 20014 – FESTA DI TUTTI I SANTI – Anno A

1 Novembre 20014 – FESTA DI TUTTI I SANTI – Anno A

1 Novembre 20014 – FESTA DI TUTTI I SANTI – Anno A

 

Noi non sappiamo chi è Dio, lo sapremo quando lo vedremo faccia a faccia. In quei momento sapremo chi siamo. Come vedete, la nostra esistenza è una stupenda e misteriosa scommessa.

 

PRIMA LETTURA: Ap 7,2-4.9-14- SALMO: 23- SECONDA LETTURA: 1 Gv 3,1-3- VANGELO: Mt 5,1-12°

 

Quando nella fastosa pagina dell'Apocalisse abbiamo letto queste parole: «Sono coloro che hanno attraversato la grande tribolazione», io penso sempre: perché la tribolazione «lava» le vesti alle tribolazioni anche di quelli che chiamiamo cattivi, corrotti… Io penso che al di là del fiume della tribolazione ci sia sempre un Dio amore. Noi di qua diciamo: mascalzone, peccatore… È giusto, dobbiamo distinguere. Però oltre quel fiume c'è Dio. Perché il nostro occhio dovrebbe essere cattivo se Lui è buono e se nella sua beatitudine accoglie anche i cattivi? La grande tribolazione ci attende tutti. I monumenti che abbiamo eretto alla grande tribolazione sono i cimiteri. La morte è la terribile tribolazione e ogni giorno si scosta se la viviamo non rimuovendola ma accogliendola come una misura che rende labili anche i momenti più esaltanti della nostra vita. Questa è la pietà con cui dobbiamo guardarci. L'eroe ha l'occhio asciutto ma l'uomo vero ha sempre l'occhio pronto alla lacrima, nel senso metaforico, per le sofferenze umane e perciò non è un eroe. Se noi entriamo a questo livello dell'esistenza incontriamo Dio. Il Dio delle beatitudini è un Dio che, come ci raccontiamo, ha compiuto questo inaudibile paradosso: «pur essendo Dio si è spogliato dei suoi connotati facendosi servo», entrando quindi in questo numero. Dio è lì. Non è, come noi vorremmo, sublimazione essenziale ed assoluta di tutte le nostre aspirazioni di potere e di gloria. Dio si è spogliato e quindi non è dove noi lo poniamo, è altrove, è nel cerchio misterioso delle beatitudini. È dove si muore, si soffre, si spera, si piange con speranza, dove si subisce persecuzione per la giustizia. Questo è il tracciato di Dio nella nostra esistenza. Non possiamo conoscerlo per altre vie. Questa è la grande verità di Gesù Cristo che è perfettamente consustanziale alle nostre più vere, più intime aspirazioni: Dio è aperto a tutti. Le distinzioni le mettiamo noi per poter dare sostegno alla nostra disumana e pagana cultura competitiva. Se non facessimo le distinzioni, come potremmo alzare la spada delle scomuniche? Questo Dio, però, non scomunica nessuno. Anche le minacce che vengono dalla Scrittura sono piuttosto modi di sottolineare la gravità delle scelte della coscienza che oscilla fra il nulla e il tutto, fra la perdizione e la salvezza, ma l'ultima parola che noi conosciamo è quella della misericordia. Noi non sappiamo chi è Dio, lo sapremo quando lo vedremo faccia a faccia. In quei momento sapremo chi siamo. Come vedete, la nostra esistenza è una stupenda e misteriosa scommessa. Noi conosceremo l'ignoto Dio e l'uomo ignoto nel momento in cui si compirà la nostra esperienza terrena. Ecco qual è lo spirito con cui dobbiamo pensare anche ai nostri defunti. Non tocca a noi assolvere, santificare. Noi dobbiamo sentirli compresenti in questo mistero. La parete che ci separa è una parete che appartiene al fenomeno del provvisorio, c'è però una compresenza in questo Dio che non sappiamo nominare. Noi non osiamo andare oltre questa barriera con il passo delle presunzioni – descrivendo, dicendo come stanno, che sono -, ma accettiamo la nostra condizione umana: non sappiamo. Dire di non sapere non vuol dire ridurre la fede, vuol dire pronunciare la sua profonda essenza. Essa è un non sapere che rimanda il sapere all'incontro con Dio. E così i santi sono tutti coloro, un'infinita moltitudine, che vivono secondo le indicazioni che ci sono state enunciate da Gesù. Sarebbe un bellissimo esercizio di ricordare, nel nostro segreto, tutte le persone miti che abbiamo conosciuto, tutte le persone che hanno pianto, senza una giustizia che illuminasse la loro vita, tutti coloro che hanno usato misericordia, perdonando, anzi, senza nemmeno sapere di perdonare, rispondendo con mitezza alla violenza altrui, tutti coloro che hanno saputo inserire una parola, un gesto, una trama di pace in un mondo feroce. Io ne ricordo tanti e sono i miei santi. Questo è il tessuto segreto della vita in cui siamo anche noi inseriti con questi due pensieri congiunti: il pensiero di coloro che ci hanno preceduto nel sonno della morte e il pensiero di coloro che sono nella luce della benedizione e della ricompensa di Dio. Noi viviamo questi due giorni come un momento altissimo della liturgia dell'anno perché sono i due momenti che più direttamente toccano il nostro mistero di creature effimere e di creature eterne.

 

Ernesto Balducci – da "Gli ultimi tempi" vol. 1 – anno A

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