1-Settembre 2013 -XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

1-Settembre 2013 -XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Quante volte dovremmo cancellare il nome di Dio dal cielo! È stato pensato in modi così funesti che sarebbe meglio cancellarlo.

PRIMA LETTURA: 3,17-20.28-29- SALMO 67- SECONDA LETTURA: Eb 12, 18-19.22-24- VANGELO: Lc 14, 1. 7-14

 

…. Il Signore paragona il Regno, cioè il luogo dove Dio si conosce, ad un banchetto. Il banchetto è il luogo costante del Vangelo perché nel convito si realizza in modo pieno, fra l'essere umano e l'essere umano, una reciprocità che investe tutte le dimensioni. In questo banchetto abbiamo una linea dirimente, quella così efficacemente descritta dal Vangelo. Ci sono due tipi di banchetto. Scusate se scendo ad un linguaggio un po' catechistico. Mi serve per arrivare ad una verità che ho già detto tante volte ma che sta al cuore delle nostre certezze che spesso ci sfuggono perché siamo un po' tutti manipolati dalle vecchie abitudini, dalle mentalità contratte che appena scomparse rifioriscono inevitabilmente. Ci sono i banchetti in cui gli invitati sono selezionati, secondo criteri. di potere, di affinità, di possibilità di avere, poi il ricambio del gesto di amicizia. Questi banchetti obbediscono ad una logica di efficienza. lo invito la . persona importante, non come persona. Come tale non mi interessa, m'interessa la sua funzione. Ad esempio, un pranzo diplomatico non è un pranzo di persone, è un pranzo di funzioni in cui la persona è un «accidens» tanto che se quella persona perdesse la funzione perderebbe l'invito. Noi viviamo così. È una dimensione umana su cui non voglio gettare la derisione, però è bene conoscerla lucidamente. Il banchetto tipico di cui parla Gesù non è questo, è il banchetto – che ha soltanto valore simbolico perché di fatto non è realizzabile – in cui noi invitiamo gli ultimi, quelli che non sono invitati, che nessuno invita perché non contano, non pesano. Nella tipologia arcaica sono i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi … tutti coloro che nella società non hanno un posto.

 

Questo banchetto dei non-invitati è il banchetto in cui la persona presente è presente perché è una persona, non perché è una funzione, perché è un essere umano che io ho scelto con amore soltanto per. ché è un essere umano. Nel mio rapporto, come ben capite, c'è allora una spoliazione totale di me, di ogni altra considerazione. C'è la reciprocità umana allo stato puro, c'è la presenza come tale, non gravata da altre considerazioni. Amare un povero, un bambino, un malato – amarlo non affettivamente, che non conta e non è sempre possibile, non possiamo comandare ai sentimenti, ma amarlo come atto elettivo, come fatto di scelta – stabilire con quelli che non contano questo rapporto di apertura significa essere entrati nella presenza di Dio. Quante volte dovremmo cancellare il nome di Dio dal cielo! È stato pensato in modi così funesti che sarebbe meglio cancellarlo. Gesù non ci ha parlato di quel Dio. Il Dio di cui Gesù ci ha parlato -. Egli lo chiama il Padre – è questa presenza che si manifesta nell' amore per gli ultimi. Ecco perché interrogarsi sull' esistenza di Dio è sbagliare strada. Andare in giro a fare una statistica per sapere quanti o quelli che credono se Dio esista e quanti sono quelli che non ci credono è un perditempo: molti credono che Dio ci sia ma sono atei. e molti pensano che non ci sia ma sono credenti in quanto l’ elemento decisivo è questo rapporto con l'altro. Non possiamo incapsulare la realtà di Dio in una precisa definizione anche se le definizioni ci sono necessarie come punti di appoggio delle dinamiche del nostro spirito, che è anche ragione, intelletto, però sempre con il presupposto che Dio è un aldilà m . entriamo nel momento in cui stabiliamo questo rapporto conviviale allo stato puro – diciamo pure rapporto eucaristico allo stato puro – dove però a questa pienezza non si sostituisce il rito, la routine che ci fa celebrare degli apparenti banchetti che non lo sono. Per tale via scopriamo e Dio e l'uomo. Scopriamo che cosa è l'uomo. Perché ci fa ripugnanza profonda – e sono casi che si moltiplicano – la notizia di cronaca che ci dice che quel vecchio malato e stato ucciso con eutanasia? Perché fa terrore anche a chi non condivide queste certezze teologiche? È perché avvertiamo che si colpisce una misteriosa reciprocità, si colpisce noi stessi che siamo tutte creature effimere.

 

Quando sentiamo colpito colui che non conta più sentiamo che siamo colpiti, che si colpisce il centro della nostra dignità. umana, perché la dignità di un Primo .Ministro si dice da sè ma la dignità di un degente in un letto dell’ospedale dov'è? C'è! Dunque c'è un mistero dell’uomo se affermiamo questo, perché in realtà di quella dignità non ci sono segni. Questo mistero dell'uomo è il mistero della presenza che è il segno di Dio. Detto questo abbiamo trovato il metro aureo per misurare il mondo, la chiesa e noi. E questo che Gesù ci ha insegnato. In questo brano di Luca c'è un passaggio piuttosto provocatorio: «Non invitare i grandi perché tu poi abbia il contraccambio». E propri quello che vorremmo: avere il contraccambio. No! Non dobbiamo avere il contraccambio. Mi viene in mente che quando Francesco d'Assisi cominciò la sua esperienza di mendicità diceva che quelli che davano qualcosa dovevano essere molto riconoscenti verso di lui perché, avendo scelto questa vita, egli dava a loro la possibilità di vivere «alla mensa di Dio» in quanto la mensa di Dio è la mensa in tutto si fa gratuitamente, ed uno che dona ha ricevuto il grosso privilegio di sedersi alla mensa della gratuità. È una profonda intuizione. Noi non conosciamo gli spazi gratuiti, siamo crocifissi alla logica «do ut des» e per questo non capiamo niente dell' senza dell'uomo e di Dio. Ma se appena facciamo qualche passo – l'essenziale è fare qualche esperimento con la verità, non averla – noi intuiamo le cose che ho cercato di dirvi e non andremo più a domandare se Dio c'è. Il problema centrale non è nemmeno sapere se Dio c'è. Importante è scoprire la presenza dell'altro nella pur del rapporto d'amore. Solo così Dio si manifesta.

 

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – Vol.3

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