10 Aprile 2016 – 3^ DOMENICA DI PASQUA – Anno C

10 Aprile 2016 – 3^ DOMENICA DI PASQUA – Anno C

10 Aprile 2016 – 3^ DOMENICA DI PASQUA – Anno C

 

Nonostante tutte le simulazioni, i paternalismi, lo stato assistenziale, la logica interna al potere è la conservazione dell’ordine universale, che è invece un disordine spaventoso.

 

PRIMA LETTURA: At 5,27b-32.40b-41 – SALMO: 29 – SECONDA LETTURA: Ap 5,11-14 –VANGELO: Gv 21,1-19

 

Il cristiano è colui a cui preme non soltanto la liberazione di sé, ma la liberazione di tutti i fratelli, e non solo quelli della sua patria, della sua classe, ma di tutti gli uomini, anzi di tutte le creature del mondo, perfino delle creature inanimate e perfino dei fiori, dei fiumi, dei monti, della natura tutta. La caratteristica specifica dell’annuncio cristiano, che malamente definiamo annuncio religioso, è infatti la sua cosmicità. Questa è la natura della fede. Ecco perché il conflitto con i poteri è inevitabile, dato che la logica interna del potere è di custodire il mondo com’è, a vantaggio di coloro che lo posseggono. Nonostante tutte le simulazioni, i paternalismi, lo stato assistenziale, la logica interna al potere è la conservazione dell’ordine universale, che è invece un disordine spaventoso. Se lo guardiamo dal «centro» sembra un ordine, che si tutela con le armi, i missili, le flotte… ma se lo guardiamo dalla «periferia» è un disordine intollerabile. La fede pasquale ci porta dunque a rimettere insieme i due aspetti che noi tendiamo a separare: la sofferenza nell’impegno per la liberazione totale del mondo – questa è la croce – e la gioia della certezza che questa vittoria è stata ottenuta, che in Gesù Cristo questo trionfo è avvenuto e che a noi tocca realizzarlo nella vastità della storia, quale che sia la nostra collocazione nelle sue latitudini e longitudini. Il mio è stato un tentativo rapido di collocare gli oscuri grovigli della nostra vicenda personale e collettiva dentro le trasparenze da cui ci viene un messaggio estremamente attuale. Dobbiamo essere molto attenti, in questa nostra riconquista del senso, a tutto ciò che ci potrebbe disturbare. Gli Apostoli furono fustigati, ma non sempre il potere usa le fruste. Quando è evoluto, esso ha mezzi più efficaci che non quelli banali e brutali delle percosse. Dobbiamo mantenere la coscienza libera da questo mondo, e cioè sempre ferma agli imperativi categorici, che sono la sua struttura nobile, e sempre volta alla norma oggettiva che è la parola che ci viene dal Cristo crocifisso e liberato da morte nelle gloria del Padre. Ciascuno dovrebbe anche accettare questo compito nelle modalità infinite in cui esso si determina. Ci sono coloro che hanno solo il compito di vivere la sofferenza, la solitudine, il fallimento. Questo modo negativo non è negativo se lo collochiamo nella totalità del disegno di Dio. Per questo: beati coloro che soffrono, beati coloro che sono perseguitati, beati loro! Devo distribuire loro questa consolazione che non stempera, non avvilisce, non isola dal divenire del mondo perché il destino dei sofferenti e dei poveri e degli afflitti e dei perseguitati è di possedere la terra, è di avere in mano il destino di tutto il mondo. E coloro che invece hanno come compito di sperimentare la gioia del costruire, del creare, del realizzare nell’ordine familiare e politico, beati loro, purché non si dimentichino che il senso dell’azione umana quando sembra positivo è negativo, se esso si riflette in sofferenze per i deboli, in schiavitù per gli schiavi ed in maggior povertà per i poveri.

 

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” vol. 3

/ la_parola