10 Settembre 2023 23a Domenica t.o.

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10 Settembre 2023 23a Domenica t.o.

Prima Lettura Ez 33, 7-9

Salmo Responsoriale (Sal. 94)

Seconda Lettura Rm 13, 8-10

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18, 15-20

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L’immagine della sentinella è una immagine ricca di senso perché incarna quel
principio fondamentale della morale in genere, e di quella cristiana in assoluto, che
è il principio della responsabilità. Disse Caino a Jahvè: «sono forse il custode di
mio fratello?» Dice il Signore: ognuno di voi è custode di tutti gli uomini, ne è
responsabile. Stiamo quindi nel mondo come sentinelle: l’immagine indica
l’atteggiamento di vigilanza, di attenzione, di alacrità, di dimenticanza di sé. Questa
immagine, che possiamo collocare sullo sfondo per dare una cornice suggestiva alla
nostra riflessione, mi richiama — permettete che prenda lo spunto da memorie
storiche antiche e recenti — tempi ormai lontani, della storia che abbiamo vissuto,
in cui si è avverato quello che in questo brano Ezechiele dice: «Se tu non parli per
distogliere l’empio dalla sua condotta, l’empio morirà ma della sua morte chiederò
conto a te». Noi abbiamo avuto, nello scenario drammatico della storia, alcuni
uomini empi, di cui oggi è facile dire tutto il male possibile, che con l’oppressione,
la guerra, lo sterminio hanno inferto una piaga non più rimarginabile nella memoria
dell’umanità. A chi Dio chiederà conto di quegli empi? Quanti hanno taciuto!
Quanti cristiani, anche in alto, sono stati in silenzio! Per paura, per preoccupazione,
per prudenza. In quel momento è mancata, là dove doveva esserci, la sentinella che
grida, capiti quel che può capitare, anche di restare ucciso, perché noi siamo alla
sequela di Colui che per aver parlato è stato ucciso. E una memoria dura per chi la
porta in sé, per aver vissuto quel tempo. E una memoria che fermenta perché noi, in
questi giorni, siamo dinanzi alla singolare vicenda di revisione della storia di quel
periodo e c’è chi vuole buttare dal piedistallo nella melma gli eroi e chi vuol
esaltare i colpevoli, come delle innocenti vittime. I giudizi storici stanno
dissolvendosi dinanzi ai nostri occhi. E così in queste ultime settimane abbiamo
seguito con trepidazione la vicenda che mette a rischio la pace nel mondo e
abbiamo potuto assistere ai giudizi più strani, più contraddittori; ad un vociferare in
cui mancava, non dico certo — non è il caso — la luce cristiana, mancava e manca
la luce della ragione. Non sappiamo più con chiarezza che cosa pensare. Queste
situazioni storiche stanno a dimostrare che quel compito così essenziale per
l’esercizio della responsabilità morale a tutto raggio spesso manca dei suoi
presupposti. Cosa significa giudicare? Quali sono gli atti, i gesti, gli uomini di cui
aver memoria riconoscente? Quali sono coloro che dobbiamo ritenere ormai
definitivamente condannati? Con quali criteri giudicheremo? Qui dobbiamo subito
distinguere due livelli di giudizio, di cui solo il secondo ci interessa. Un giudizio
storico, anch’esso mutevole in quanto i criteri di giudizio storico sono sempre
assunti dalla situazione che la storia ha prodotto e che viene adottata come misura
di tutto ciò che l’ha preparata. Chi l’ha contrastata è da considerarsi negativo e chi
l’ha invece preparata è da considerarsi come eroe, come uomo degno di
riconoscenza. Vorrei invece riferirmi ad un giudizio certamente strettamente
coniugato al primo ma che ha una sua autosufficienza: è il giudizio morale che
dobbiamo dare sugli avvenimenti e sugli uomini. Intanto volevo sottolineare questo
elemento della responsabilità che è così fondamentale e spesso così dimenticato,
soprattutto nell’ambiente religioso dove la proiezione dell’esistenza verso la realtà al
di là della storia sembra autorizzare l’indifferenza per ciò che avviene in un mondo
che tanto è «tutto cattivo». Così pensa, grossolanamente dicendo, l’uomo religioso
tipico. Noi siamo responsabili di quello che avviene, siamo sentinelle messe qui per
vivere con responsabilità la sorte dell’umanità come se fosse la nostra. Dobbiamo
tener conto di questa verità che maniera trasparente ci è stata oggi ricordata.

Da “Gli ultimi tempi” vol.1 anno A

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