12 Gennaio 2020 – BATTESIMO DEL SIGNORE – anno A

12 Gennaio 2020 – BATTESIMO DEL SIGNORE – anno A

12 Gennaio 2020 – BATTESIMO DEL SIGNORE – anno A                          

  

Occorre riconoscere che lo Spirito di Dio non fa preferenze di persona e che dunque il suo Regno si compie in tutti i luoghi, là dove non ce lo aspettiamo; e che Gesù – questo Sconosciuto – si trova nel Sud Africa, in America, in Asia, anche là dove non sono arrivati i segni della Croce.

 

PRIMA LETTURA:  Is 42, 1-4. 6-7- SALMO: 28- SECONDA LETTURA:  At 10, 34-38- VANGELO:  Mt 3, 13-17
 

…Noi che pure siamo – spero – impegnati nella fatica collettiva di cambiare il mondo, non possiamo non anticipare, nei rapporti del quotidiano, ciò che vorremmo realizzato nelle dimensioni totali della storia. Non possiamo cadere nella tipica alienazione dei tempi nuovi – alienazione  delle anime generose –  che consiste nel trasferire nell'orizzonte ultimo degli adempimenti storici ciò che non si vuol fare nell'immediato quotidiano. Vogliamo un mondo giusto e non siamo giusti nei rapporti diretti. Vogliamo un mondo fraterno, ma non sappiamo inventare una parola, un gesto, un rapporto che sia autenticamente fraterno. Non sappiamo anticipare l'utopia, farla traboccare nell'immediato. Questo significa vanificare il Vangelo; perché il Vangelo del Cristo, che ha portato la buona notizia, è proprio questo: che il Regno di Dio zampilla dovunque. Questa giustizia che è amore per gli umili ed è liberazione per gli oppressi, si realizza anche nel piccolo. Anzi vorrei dire che il Vangelo è legato alla logica del granello di senapa, del gesto inf1nitesimale, quello che rimane ancora tutelato dalla prospettiva del controllo della coscienza individuale. È in questo solco segreto che si preparano le generazioni del domani. Gesù è vissuto così. Certo, nei confronti dei grandi conquistatori, dei grandi rivoluzionati, Gesù sembra figura minuscola, perché si è chiusa la sua vita e tutto era come era da principio. La Croce del Golgota ha segnato la vittoria di quel mondo che Egli non è riuscito a cambiare. Così si potrebbe dire, in un'ottica di tipo razionalistico. Ma noi sappiamo che il messaggio di Gesù attraversa i secoli ed ha possibilità di entrare nel cuore di tutti i popoli perché coglie l'uomo nella sua condizione radicale, non già in una sua condizione storica, data, ma nella sua condizione radicale di progetto che tende ad adempiersi, ricadendo costantemente su se stesso in una specie di ripetizione dell'impotenza umana. Ma se noi siamo qui a ripeterei queste parole del Vangelo è perché non siamo stati sconfitti da questa esperienza deI fallimento; non siamo così illusi da credere che domani faremo un mondo secondo Dio, ma non siamo così delusi da credere che non ci sia possibile ricominciare. Ebbene, Gesù ha dato questa buona notizia, lo Spirito Santo la rende viva ed efficace in tutti i popoli. Noi non siamo – ed ecco una coincidenza che mi sembra, anch'essa, molto attuale e molto illuminante – come cristiani, un popolo di Dio che si propone al mondo come idoneo a promettere e a realizzare la salvezza, perché Dio opera la salvezza anche senza di noi. Non esiste un popolo di Dio visibile, ben determinato da proporsi al mondo come portatore di una salvezza. Non dobbiamo trasferire il vecchio orgoglio cattolico in un orgoglio postconciliare di nuovo tipo. Occorre ricominciare daccapo. Occorre riconoscere che lo Spirito di Dio non fa preferenze di persona e che dunque il suo Regno si compie in tutti i luoghi, là dove non ce lo aspettiamo; e che Gesù – questo Sconosciuto – si trova nel Sud Africa, in America, in Asia, anche là dove non sono arrivati i segni della Croce. Se no ricadremmo nella carnalità del popolo giudaico che presumeva di essere il lume delle nazioni, mentre era diventato tenebra. Non è forse avvenuto anche per noi? Non possiamo rinnovare il progetto senza esserci convertiti al punto da calare nelle acque del Giordano, dove entrò un uomo sconosciuto, uno dei tanti, e su di Lui si posò lo Spirito. La salvezza che Egli ha portato è appunto la salvezza che non avrà tramonto; perché il Regno di Dio cresce, la potenza di Dio lo custodisce e noi lo vediamo risplendere ogni qualvolta crediamo nell'uomo al punto di modificare la nostra intelligenza arricchendola di questa intuizione che la fa essere del Regno. Ecco perché non dobbiamo mai essere scoraggiati. Il Regno di Dio c'è ed io ne ho le prove. E queste prove non sono trasferibili nel registro delle esperienze fisiche né in quelle delle deduzioni intellettuali. Ma il Regno di Dio c'è, lo vedo, lo sento ed esso cresce per opera dello Spirito. Ogni orgoglio di casta, ogni ecclesiocentrismo, ogni presunzione di sottoporre alle misure ed alle planimetrie dei magisteri questo Regno, sono tutte illusioni. Perché la Chiesa è segno e strumento di questo Regno, che è al di là dì lei, la trascende. E nessuno possiede la via di questo Regno, perché il Battesimo di cui siam battezzati non è solo un battesimo di acqua, cioè visibile, tangibile, misurabile, ma un battesimo di Spirito Santo. Quando diciamo questa parola, oggi, la diciamo in senso forte. Cioè è battesimo secondo una potenza di Dio che costantemente abbatte gli strumenti che sembrano indispensabili. Ci elegge e ci mette da parte, ci dà la speranza e domani la spegne in noi, questo Spirito di Dio che nessuno può controllare. Noi siamo battezzati secondo questo Spirito. Non è facile vivere con questa tensione. Il bisogno di riposarci sulle sicurezze è una delle definizioni della nostra miseria sostanziale. Avere delle sicurezze! Potremmo essere poveri di denaro, poveri di salute ma non vorremmo mai esser poveri di sicurezza. Invece la povertà più vera è la povertà di sicurezza. Solo allora ci affidiamo veramente alla potenza dello Spirito. Questa è la buona notizia, destinata non per nulla ai poveri che non hanno nessuna sicurezza. Sento che il Regno di Dio passa da lì, e che noi siamo in qualche modo lambiti dalla luce di questo Regno nel momento in cui siamo poveri, incapaci, in cui ci sentiamo al limite della disperazione, in cui siamo come il Cristo nel Getsemani, nel momento in cui gli uomini che fanno il calcolo delle forze per lottare avrebbero detto: «Quello non conta nulla, non è più capace di nulla ». Sono quelli i momenti in cui noi dobbiamo riscoprire la sicurezza che ci viene dallo Spirito di Dio. Il discorso ha preso strade sue, ma mi sembrano strade adatte a ricongiungermi alla domanda di partenza: «Chi è Gesù? » L'esperienza di vita, che ho cercato di indicare vagamente, è già l'esperienza di Gesù di Nazareth secondo lo Spirito. Il passaggio dei cicli culturali –  quanti ne sono avvenuti da Cristo ad oggi! –  non toccano in niente questa condizione radicale, trascendentale dall'esistenza. È da qui che dobbiamo sempre ricominciare.

 

Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco”! – vol. 1

 

 

 

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