14 Maggio 2017 – V DOMENICA DI PASQUA – Anno A

14 Maggio 2017 – V DOMENICA DI PASQUA – Anno A

14 Maggio 2017 – V  DOMENICA DI PASQUA  – Anno A

 

Se voi volete sapere qual è lo stato di una città, non andate ad interrogare la Camera di Commercio, le banche, andate a vedere se c’è un tetto per tutti, se c’è un lavoro per tutti, se ci sono gli scartati. Anche a livello nazionale.

 

 

PRIMA LETTURA:  At 6, 1-7- SALMO: 32- SECONDA LETTURA:  1 Pt 2, 4-9- VANGELO:  Gv 14, 1-12

 

 

…«Mostraci il Padre», è la grande domanda di Filippo. È una domanda che sale da tutti gli uomini. Gesù come mostra Dio?Dice: «Chi vede me vede il Padre». Vedere Gesù è vedere il Padre. È un’indicazione con la quale non ci siamo misurati abbastanza, perché anche dentro la Chiesa e dentro le religioni – come sapete – c’è la discriminazione. Nelle religioni indiane ci sono i bramini che sono esperti di Dio, gli antichi Greci avevano i filosofi esperti di Dio, nel mondo cristiano i teologi esperti di Dio. Gli altri non sono esperti. Se uno vuol sapere chi è Dio va dall’esperto. Secondo il Vangelo non ci sono esperti, perché chi vede Gesù vede Dio. E come si fa a vedere Gesù? Lo ha detto Lui. Quando voi avete visto un affamato, avete visto Gesù; avete visto uno scartato, un braccato dalla polizia, avete visto Gesù. Che c’entra Dio? C’entra. Questo è il dato che noi vogliamo evitare con tutte le forze. Ricordate il capitolo 25 di Matteo?«Quando mai ti ho visto?» «Quando tu hai dato da bere a un assetato, da mangiare a un affamato, hai visitato un carcerato, hai visto me». Perché non prendiamo mai sul serio queste parole? Perché i costruttori non lo possono tollerare. I costruttori sono pronti a stipendiare i teologi e le facoltà di teologia ma non a legittimare un criterio secondo cui Dio si conosce in periferia, abita in baracca. Questo non si può tollerare. È un discorso evangelico, però. Esso è importante anche per quanto riguarda – lo ripeto – la nostra identità umana. È qui che nasce quel «virus» evangelico, e chi lo ha, ha simpatia per gli scartati. La parola simpatia è un po’ inadeguata. Si tratta di una propensione che non è solo un atteggiamento di paterna benevolenza, previsto dai costruttori – ci sono ospizi apposta – ma è invece una simpatia cognitiva come se dicessimo: «il segreto delle cose è lì». Ed è vero. È vero anche ai livelli «analogici» della nostra vita sociale. Se voi volete sapere qual è lo stato di una città, non andate ad interrogare la Camera di Commercio, le banche, andate a vedere se c’è un tetto per tutti, se c’è un lavoro per tutti, se ci sono gli scartati. Anche a livello nazionale. Iersera trasmettevano alla televisione una informazione sugli Stati Uniti, la nazione più ricca del mondo. Ci sono 50 milioni di poveri, in confronto ai quali i nostri poveri son signori. La macchina è quella: i costruttori scartano. Dio dov’è? Dio è un barbone. Dio non sta alla Casa Bianca, sta tra i barboni. Questa è la forza della parola evangelica. la forza e il contagio, Certo, chi è contagiato così non ha più pace. Io abito fra i costruttori ma il mio occhio è un occhio traditore perché guardo agli scartati e non mi adatto ad accettare l’ideologia dei costruttori; è impossibile. Sento che smentirei il Vangelo. Questa è la grande e divina malattia che è nata con il Vangelo e che non potremo affatto eliminare. Ho detto malattia, appunto, perché è come una malattia che ci portiamo dentro. Chi guarisce è rovinato, perché si è omogeneizzato a questo mondo e ha dimenticato che Gesù è la pietra scartata e che è con le pietre scartate che si costruisce il regno di Dio, e con ciò che in noi è scartato. Allora una dialettica si apre in noi. Noi siamo nella società, riconosciuti adeguatamente, con titoli di studio, abilitazioni ecc. È questa la nostra porzione mondana di cui non dobbiamo vergognarci. Ma la parte vera nostra è altra e lì questo conflitto interno lo porteremo fino alla morte. È in questo conflitto che si salva in noi la nostra appartenenza la Regno e noi continuiamo ad essere il «sale della terra», niente di più che «il sale della terra», un elemento di inquietudine, di turbamento necessario. Se i costruttori non ci guardano bene, non si fidano, segno buono. Questo è lo «status vitae» del cristiano. Quale sarà l’esito finale lo sa Dio, noi non possiamo anticiparlo, ma questa è la regola di vita che dobbiamo avere per vivere secondo il Vangelo e per conoscere Dio. Ogni altro discorso su Dio, che non passa di qui, è parola inutile o menzogna.

 

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” vol. 1 – Anno A

 

 

 

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