15 Agosto 2014 – ASSUNZIONE DI MARIA

15 Agosto 2014 – ASSUNZIONE DI MARIA

15 Agosto 2014 – ASSUNZIONE DI MARIA

 

Possiamo rubare un palmo, uno spazio, ma l’essere mortali qualifica all’interno l’intera nostra opera umana.

 

PRIMA LETTURA: Ap 11,19a;12,1-6a.10ab – SALMO: 44 – SECONDA LETTURA: 1Cor15,20-27° – VANGELO: Lc 1,39-56

 

…Il desiderio di un mondo non soggetto alla mostruosità del potere c’è sempre stato ed sempre stato vano. Noi costatiamo, in questo momento, la particolare tentazione dell’impotenza a superare certe regole perché il mostro ha i suoi strumenti vari. In genere i contemporanei non ne avvertono la mostruosità, ma pensate al denaro, alla potenza economica. È mostruosa! Che faccia delle mostruosità lo sappiamo di tanto in tanto, ma le fa sempre. Ogni tanto leggiamo che anche istituti finanziari rispettabilissimi, in realtà, compiono loschi traffici. È il mostro! Non parliamo poi delle armi: la guerra. Ne abbiamo avuto sotto gli occhi esempi spaventosi. Insomma, possiamo liberarcene? È una domanda perenne. La risposta più semplice è: no, non è possibile. Se diciamo così noi siamo senza fede, perché non crediamo alle parole del Signore. Questa per me è una linea discriminante importante. Si può anche essere devotissimi della Madonna ma nello stesso tempo credere che non si può cambiare niente. Allora uno è un miscredente, perché Maria ha creduto a queste cose. Essa è grande non perché ha creduto in Dio, ma perché ha creduto alle sue promesse. È una discriminante di fondo, lo abbiamo detto più volte, ma non dobbiamo mai stancarci di ripeterlo perché ne va del senso della nostra stessa fede, del nostro stesso modo di guardare il mondo in cui viviamo. Detto questo mi sembra che l’invincibilità del mostro si possa sperimentare a due livelli. Uno antropologico: la vittoria del mostro è la morte. È bene non dimenticarci di questa connotazione terribile, nefasta della morte al di là di ogni addomesticamento. Potremo dire anche «sorella morte» con Francesco, però all’interno di una fede in cui essa cambia significato. Ma di per sé, nell’immediatezza del nostro perire umano, la morte è una inaccettabile mostruosità, un invincibile, ma che noi speriamo debba essere vinto. Questo è un punto essenziale ed è giusto che Paolo, in questo brano della Lettera ai Corinzi, la chiami «l’ultima nemica». Sappiamo che la potenza di questo nemico irride tutte le nostre competenze scientifiche. Possiamo rubare un palmo, uno spazio, ma l’essere mortali qualifica all’interno l’intera nostra opera umana. Poi c’è un livello di carattere storico e allora il male è il potere che mira ad unificare le creature con la legge del dominio e che mira a discriminare quelli che si assoggettano alle regole del potere, e ne traggono vantaggi, e quelli che non si assoggettano. L’oggetto della fede è che questo drago sarà sconfitto, che Dio ha preparato nel cuore del mondo un’alternativa. In questo brano dell’Apocalisse si parla del popolo di Dio. In genere il popolo salvatore, anche nelle mitologie esterne all’ebraismo, viene raffigurato attraverso l’immagine di una donna che partorisce un figlio e questa donna è il bersaglio del drago. La donna è il popolo eletto, è il popolo di Israele nel deserto – «Dio le aveva preparato un rifugio nel deserto» – ed è il popolo del nuovo Israele nato dalla sconfitta della croce. Il drago ha vinto con la crocefissione, ma Dio ha preso il Figlio con sé: ecco l’Ascensione – e anche questa donna è presa con se da Dio: ecco l’Assunzione. Sono questi i misteri che noi, partitamente, secondo contenuti dogmatici e rappresentativi diversi, celebriamo, ma la sostanza è questa: Dio non si lascia vincere dal drago e il popolo che egli ha scelto vincerà. Ecco la fede. È una fede che è costretta ad infrangersi continuamente contro l’evidenza. Ecco perché: «Beata te che hai creduto». Lo potrei dire a tutti,voi a me stesso, perché come si fa a credere? Ci vuole davvero una grande dose di illusione, ma non è una illusione perché ecco il riferimento a Dio: il Magnificat, l’esaltazione di Dio che compie cose grandi. Queste cose grandi Dio le ha già compiute: Maria è una «grande cosa». La fanciulla di Nazareth che viene fatta madre di Gesù, che rappresenta e realizza la promessa di Dio, è il grande mistero gioioso della fede cristiana che però non dobbiamo svellere da questo contesto, altrimenti anche questo mistero si evapora in nebbie auree di esaltazione. Dobbiamo tenerci fermi a questo perché così facendo i misteri ritrovano carne e sangue dentro di noi, nella nostra reale esperienza e non costituiscono una specie di glorioso luna park ai lati della vita. Dobbiamo cogliere il senso del mistero dentro le fibre della nostra vita anche collettiva…

 

Ernesto Balducci – “Gli ultimi tempi” vol 2 – Anno B

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