15 Gennaio 2023 II DOMENICA TEMPO ORDINARIO

15 Gennaio 2023 II DOMENICA TEMPO ORDINARIO

15 Gennaio 2023 II  DOMENICA

Prima Lettura Is 49, 3. 5-6
Seconda Lettura 1 Cor 1, 1-3

Vangelo Gv 1, 29-34

…là dove si dice che il Verbo era presso Dio ed era Dio Questa dottrina della preesistenza di Gesù in quanto Dio ab aeterno si presta, lasciando intatto il nocciolo della questione teorica ad una riflessione estremamente congiunta alla nostra esperienza storica e al discorso sulla salvezza. Noi sbaglieremmo se, ostinandoci a collocarci al centro del disegno di Dio, noi che abbiamo avuto fede in Cristo, allargassimo i nostri sguardi ai popoli e agli individui con la pretesa che essi saranno salvi nella misura in cui accetteranno il nostro messaggio, come se cioè la salvezza venisse dall’esterno, da una proposta fatta da noi. Nemmeno Gesù presumeva questo. Egli si recava tra la gente non per dire: «Vi porto il regno di Dio», ma per dite: «Il regno di Dio è già in mezzo a voi. è tra voi.. C’è dunque una preesistenza del Cristo in tutti gli uomini a cui poniamo poco mente perché ci fa schermo una presunzione che non muore mai, che è dura a morire come il nostro io. È la presunzione di collocarci al Centro del mondo, mentre al centro del mondo — ecco qual è la verità umanissima e insieme divina di questa affermazione — c’è l’intenzione di Dio, che era prima che l’uomo fosse, che afferra l’uomo e le creature tutte alla radice del loro essere. C’è quindi una salvezza che coincide con l’atto stesso della creazione, che sale dal profondo di tutte le creature e non solo come aspirazione ma come motivo di azione. C’è una storia recondita dell’umanità che è storia di salvezza e noi non possiamo metterci al centro. Ecco dove spesso i profeti peccano di indulgenza verso gli impulsi etnocentrici, come quei profeti che sembrano fare di Israele il popolo salvatore del mondo. Non ci sono popoli salvatori. A rigore non ci sono nemmeno salvatori, perché il salvatore è il Dio che ci ha creato. Gesù è venuto come esegeta di questa salvezza immanente a tutte le creature. Tutte le creature portano in sé questo amato. Mi viene in mente quella straordinaria, altissima esperienza spirituale vissuta da Francesco d’Assisi quando, nello scrivere la sua Regola, aveva concentrato la sua visione del mondo attorno alla croce di Gesù Cristo per cantare un Cantico delle creature al cui centro c’era però la croce di Gesù Cristo, con la conseguenza che senza guardare a quella croce non c’era salvezza.

Da “Gli ultimi tempi” vol.1 anno A

/ la_parola