17 Aprile 2016 – IV DOMENICA DI PASQUA – Anno C

17 Aprile 2016 – IV DOMENICA DI PASQUA – Anno C

17 Aprile 2016 – IV DOMENICA DI PASQUA – Anno C

 

Cerchiamo di giustificarci della nostra inattività, della nostra putrescenza retorica, accusando. Ma questo non è l’occhio dell’amore

 

PRIMA LETTURA: At 13, 14. 43-52- SALMO:99- SECONDA LETTURA: Ap 7, 9. 14-17- VANGELO: Gv 10, 27-30

 

…Chi crede nell’amore non fa discriminazioni: ecco una di quelle parole che son diventate ormai parte integrante della nuova retorica cristiana, Però proviamoci a pensarle fino in fondo, queste parole. È vero che l’amore non discrimina, che anzi – vorrei dire – trionfa nel dono quanto più c’è l’incomprensione, l’opposizione, la sordità. La logica dell’amore è il dono. E invece noi discriminiamo continuamente: il nostro universalismo è soltanto una retorica, perché di fatto noi abbiamo bisogno di distinguere quelli che seguono la verità e quelli che seguono l’errore, quelli che vivono secondo le regole della santa chiesa e quelli che vivono contro queste regole. Se non facessimo queste distinzioni, ci sentiremmo nell’insicurezza più profonda. Ed ecco la !gelosia” dei Giudei di cui parla qui il brano. In realtà, nel nostro mondo, così tutelato dalle tradizioni, il potere ce l’hanno – ed è uno scorcio di terribile ironia, di valore permanente – le «pie donne» e i «notabili»: i detentori dell’ideologia religiosa e i detentori del potere laico, i notabili. La comunità giudaica – ma perché non dire la società sociologicamente cristiana? – è sorvegliata dal potere e dalla grettezza ideologica. Quando queste sorveglianze hanno messo l’artiglio nell’anima nostra, come possiamo guardare il mondo con occhio libero? Allora se vediamo moltitudini che accorrono o che vivono ideali che noi diciamo di vivere, ci prende la gelosia. Invece c’è chi ha lottato per realizzare giustizia sociale, libertà politica, rispetto della libertà di coscienza e allora siamo presi da gelosia: noi abbiamo «chiacchierato» dentro la nostra ideale sinagoga, e gli altri hanno fatto. E allora cerchiamo di trovare del male negli altri: però hanno usato violenza, però hanno… ecc. Cerchiamo di giustificarci della nostra inattività, della nostra putrescenza retorica, accusando. Ma questo non è l’occhio dell’amore: noi dobbiamo gioire per tutto ciò che nasce nel mondo – ovunque, in qualunque popolo, razza, e nazione – che abbia il sapore, il colore, la luce della pace e della giustizia e della fraternità. Questa larghezza di cuore è difficile sostenerla. So che devo pagare giorno per giorno, nel vicinato – per così dire – . Perché nessuno vi condannerà se volete bene ai negri dell’Africa e agli affamati del Sahara, il pericolo è che vogliate bene ai negri di casa, ai vicini che sono appunto sotto l’occhio delle «pie donne» e dei «notabili». E invece dobbiamo spendere questo amore nel cerchio dei nostri rapporti quotidiani. È allora che avviene l’espulsione. C’è chi si organizza in nome di Dio, o in nome dei valori costituiti – perché questo dio del gruppo sociale è l’equivalente di ogni valore ideologico dominante, sarà la patria, sarà l’ordine, quel che volete – e vi espellerà, in modi diversi. E in quel momento –quel momento è decisivo! se uno si arrabbia, si dispera, impreca, non ha la saggezza dell’amore. Quel momento è previsto. Si sa che deve essere così, e si continua lo stesso. Se questa sapienza di amore ci soccorre, invece di avere disperazione e rabbi, si sente la gioia, come Tu avevi previsto, Signore. Questo continuare con costanza, nonostante tutto, senza disperazione interiore, è un altro dono che ci viene dalla Sapienza evangelica o da quella sapienza che, per mille vie, lo Spirito Santo distribuisce nel genere umano. Si capisce oro qual è questa moltitudine che i para dinanzi a noi quando si rompe il sesto sigillo: è l’umanità. Non i cristiani: è l’umanità, nelle sue varietà, nelle sue ricchezze di valori. E questa la moltitudine che ha vissuto la grande tribolazione. Oso dire che è soprattutto l’umanità anonima: perché non è difficile sfogliare le pagine della nostra storia e trovare un grande nome che non abbia le mani macchiate di sangue. La moltitudine è composta di quelli che hanno subito sofferenze per amore, e che hanno lottato perché finisse il dominio della «bestia».

 

Ernesto Balducci – da “Il Vangelo della pace” vol 3 – anno C (1978-80)

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