19 Novembre 2023 33° Domenica t.o.

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Prima Lettura Pr 31, 10-13, 19-20 30-31
Salmo Responsoriale (Sal. 127)
Seconda Lettura 1 Ts 5, 1-6
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25, 14-15, 19-21

Per poter cogliere nella particolare angolazione odierna il messaggio della fine
dei tempi, credo utile fermarmi alla drammatica affermazione di Paolo:
«quando si dirà pace e sicurezza allora d’improvviso li colpirà la rovina». Non
possiamo denigrare la tendenza propria dell’uomo, come singolo e come
collettività, a raggiungere le condizioni della sicurezza. Noi siamo, nella
nostra vita, tallonati da una precarietà che è la radice del nostro spavento
profondo. Appena prendiamo coscienza di questa labilità delle cose e di noi
tra le cose non possiamo non sentire al nostro fianco questo precipizio del
nulla e averne paura. In questo senso noi siamo figli della paura. Cercar
sicurezza vuol dire cercare il seno materno, cercare l’amore terreno, cercare la
fecondità nei figli — questa parvente immortalità che è la prosecuzione della
specie — cercare, al livello più alto, i vaIori della Storia . . . In ogni modo non
si può far fronte alla paura che abbiamo in seno come una tentazione
permanente, senza trovare consistenza in una rete di rapporti che siano, per
noi, come una cintura di sicurezza. Ma ogni sicurezza è ambigua. Essa può
essere ricercata mentendo a noi stessi, eliminando dalla nostra prospettiva
ogni indizio di precarietà, nascondendo ai nostri occhi i segni della nostra
relatività e quindi simulando, a noi stessi e dinanzi agli altri, una specie di
onnipotenza, che, essendo menzognera, ci espone ai pericoli e ci fa artefici di
iniquità. Gli antichi avevano condannato nel mito di Prometeo la tentazione
dell’uomo di varcare i confini della propria condizione. Prometeo che rapì il
fuoco agli dèi fu poi incatenato alla roccia perché fosse perenne monito: la
tracotanza è punita dal cielo.
La religione ha come sua antitesi l’atteggiamento prometeico dell’uomo.
L’uomo non conosce confini, la religione li stabilisce. Questo conflitto tra una
sapienza religiosa che consacra i limiti dell’uomo, li dichiara intangibili e la
spinta dell’uomo che mira ad abolirli in una specie di indefinita signoria sul
creato, lo proviamo spesso. Anche in questi giorni il caso drammatico del
trapianto del cuore alla bambina americana ha messo l’opinione pubblica
mondiale dinanzi al dilemma: è possibile oltrepassare i limiti posti dalla
natura? fino a che punto? Il problema non si può risolvere in maniera
sbrigativa. Anzi, non si può nemmeno risolvere. Tutti i confini consacrati sono
stati violati dall’uomo e noi, almeno in molti casi, ne abbiamo tratto
indiscutibile vantaggio. I confini che l’uomo deve rispettare sono quelli posti
dalla coscienza morale e non quelli posti dai pregiudizi e dalle tradizioni in cui
si calcifica il privilegio, l’ignoranza e alla fine la stessa paura dell’esistere.
Da “Il Vangelo della pace” vol.1 anno A

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