2 Luglio 2017 – 13^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO

2 Luglio 2017 – 13^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO

2 Luglio 2017 – 13^ DOMENICA  TEMPO  ORDINARIO

 

Lo dico con pacatezza sofferta, la pacatezza con cui si dichiara la nostra miseria e la nostra disposizione a cogliere tutti i momenti e tutti i modi perché la scelta della Croce del Cristo non sia vuota retorica ma atto reale.

 

PRIMA LETTURA  2 Re 4,8-11.-SALMO 88- SECONDA LETTURA- VANGELO   Mt 10, 37-42
 

…Prendere la Croce del Cristo vuol dire dare priorità a ciò che secondo la normale valutazione ha meno importanza. Significa collocare le nostre predilezioni fuori del quadro delle predilezioni  codificate. Per scendere ancora al concreto e alludere, appunto, a quegli affetti personali di cui mi son permesso di parlare all'inizio, questo significa: preferire – per decisione non per sentimento – la compagnia di coloro che meno contano alla compagnia di coloro che contano, significa trovare consolazione nello stare insieme a coloro che non hanno capacità di darmi larghe consolazioni,  che non sono in grado di sopportare, che non mi rassomigliano, che non sono in grado di sopportare e di condurre avanti a livello della mia intelligenza. Significa dunque vivere un'esistenza che – dichiaro subito – a me è praticamente impossibile. E ve ne do una prova di continuo: da una parte la croce del Cristo deve essere il mio modello, l'emblema della mia vita, dall'altra io sono qui con voi che mi ascoltate e mi capite,  con cui posso usare un linguaggio che i poveri, gli ignoranti non capirebbero. Mentre parlo del Vangelo, in fondo, mi muovo con agilità ma nello spazio delle affinità elettive, e per questo ho già ricevuto ora la mia ricompensa: nel fatto che mi ascoltate e che consentite. Su di me si proietta dunque la Croce del Signore come un giudizio e non dico questo per esibizione di angoscia o per fustigare me e voi con vilipendi profetici. Lo dico con pacatezza sofferta, la pacatezza con cui si dichiara la nostra miseria e la nostra disposizione a cogliere tutti i momenti e tutti i modi perché la scelta della Croce del Cristo non sia vuota retorica ma atto reale. E allora ritorno alle parole che ho assunto come tema di questa meditazione: « chi ha trovato la sua vita la perderà e chi ha perduto la sua vita per causa Mia, la troverà ». Sono parole di grande severità, queste, che hanno un riscontro nella nostra vita quotidiana. Noi viviamo in quanto scegliamo, decidiamo. Io sono come voi, uno che ha bisogno di coraggio, di calore, di solidarietà. Nessuno deve osare spezzare questo cerchio di affetti, di consensi che sono un tributo alla nostra debolezza e, forse, anche un alimento alla nostra fede. Però guai se, quando dobbiamo scegliere (e vivere è scegliere) ci dimentichiamo che non deve mai stare al primo posto la salvezza di noi stessi, l'affermazione di noi, la possibilità di carriera, la possibilità di applausi dall'alto, di consuetudini gratificanti con gli uomini del sinedrio e del pretorio. Perché in queste predilezioni per gli ambiti del potere e del prestigio, noi vanifichiamo la Croce del Signore e ci facciamo, oggettivamente, nemici di coloro che Dio ha scelto, degli ultimi che vivono senza i conforti che noi  abbiamo. E io me lo devo dire questo, spesso. Quando mi trovo al bivio fra ciò che significa perdere la mia vita – al livello umano – e ciò che significa acquistarla – al livello umano –  io devo ricordarmi di questa parola del Signore. se io, ad esempio, accetto di fare certi silenzi perché altrimenti mi comprometto, allora io sono contro questa legge del Vangelo, Se, quando dico qualcosa, invece di preoccuparmi di sapere che senso ha ciò che dico per gli ultimi, mi preoccupo delle reazioni che potranno avere i potenti, io sono contro la legge del Signore. Perciò noi non possiamo mai confrontarci con la Parola del Signore senza una profonda umiltà e una decisa volontà di spezzare via via, secondo le nostre forze, i limiti di questo supremo istinto di conservazione, che  è il peccato originale in cui siamo costituiti. Allora capiremo che cosa significhi quel che dice Paolo: che quando siamo stati battezzati, siamo stati battezzati nella morte di Gesù Cristo. Per mezzo del battesimo, siamo stati sepolti insieme a Lui nella morte. Essere battezzati vuol dire aver ricevuto un'investitura, una competenza, una capacità di ripetere nella nostra vita quello che Gesù fece: di assumere fino in fondo, secondo le disposizioni di Dio, il progetto che Gesù condusse a termine, senza peccato: il progetto di perdere la propria vita per amore dei fratelli.

 

                                                                       Ernesto Balducci –  da: "Il mandorlo e il fuoco" Vol. 1

    
 

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