24 Marzo 2019 – III DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

24 Marzo 2019 – III DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

24 Marzo 2019 – III DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

 

Metterci sotto sospetto vuol dire verificare la nostra autenticità facendo nostro il gemito degli oppressi e scoprendo che anche noi siamo bisognosi di liberazione.

 

PRIMA LETTURA Es 3,1-8a.13-15- SALMO 102- SECONDA LETTURA: 1Cor 10,1-6.10-12- VANGELO: Lc 13,1-9

 

…Noi viviamo come chi ha già sentito pronunciare il giudizio di condanna e gode di una sospensione dell’esecuzione, come l’albero su cui ha posto l’occhio il padrone che deve essere tolto via ed invece, per un di più di misericordia e di tolleranza, deve dare l’ultima prova di sé. Noi siamo all’ultima prova. Questo tipo di analisi, che non mette in questione ciò che c’è nei cieli ma mette in questione ciò che c’è sulla terra, ci permette di riprendere le misure. Anche le misure della nostra fede in Dio. Avremmo bisogno, come diceva Bonhoeffer, di assumerci un impegno (lui diceva di venticinque anni , ma noi potremmo dire anche di più) di non nominare Dio, di fare silenzio, perché ormai anche il suo nome imbroglia. Dalla Scrittura di oggi però ci viene fatta una proposta: il Dio di cui parliamo è il Dio che ha avuto pietà degli oppressi. Il Dio della rivelazione – il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe ma anche il Dio di Gesù – non è un Dio purchessia: la sua manifestazione avviene proprio in rapporto al gemito degli oppressi e la sua consegna a Mosè è di dare inizio alla liberazione di un popolo. Il nesso Dio-liberazione non è accidentale, per cui il Dio resterebbe anche se togliessimo il punto di riferimento; il punto di riferimento è coessenziale per cui se io non penso a Dio in situazione di liberazione ci penso male. Per questo, noi che non abbiamo, tutto sommato, almeno nella elementarità del senso della parola, bisogno di liberarci, in quanto i bisogni elementari ci sono assicurati, fino a prova contraria, quando parliamo di Dio dobbiamo metterci sotto sospetto. Metterci sotto sospetto vuol dire verificare la nostra autenticità facendo nostro il gemito degli oppressi e scoprendo che anche noi siamo bisognosi di liberazione. La benedizione che ci viene da coloro che sono oppressi in questo mondo – più ci penso e più vedo che è così – è che essi ci svegliano dalla presunzione. Soltanto quando mi metto nella dinamica della liberazione, trovo il vero orientamento della mia coscienza, mi ritrovo nel Dio di Abramo, di Isacco, nel Dio dei nostri padri, mi ritrovo in Gesù, che mi ha parlato di Dio entrando fino in fondo nella situazione degli oppressi fini ad essere l’oppresso per eccellenza. La croce di Gesù Cristo è il luogo rivelativi di Dio che vò cercando e dell’uomo che vò cercando.

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 3 – anno C

 

 

/ la_parola