25 Agosto 2013 -XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

25 Agosto 2013 -XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Verrà presto il giorno in cui qualche uomo che viene dal mondo negro, ci annuncerà un Vangelo più credibile di quello dei nostri prelati.

PRIMA LETTURA: Is 66,18b-21- SALMO 116- SECONDA LETTURA: Eb 12,5-7.11-13- VANGELO: Lc 13,22. 30

La guerra non è solo quella delle armi, è quella dei rapporti intersoggettivi che sono regolati secondo una logica nella quale vince il più forte e d il più debole perde. Attorno a noi vediamo poi qual è la spinta emarginante, aggressiva per natura, per cui anche un uomo perbene è un criminale in quanto è titolare di una struttura che produce crimini. Non è necessario essere soggetti vivamente buoni, perché noi abbiamo sotto mano toccando i quali produciamo delitti secondo le leggi. Questo è il problema che ci angoscia. I crimini che stanno accadendo nello spazio della nostra esperienza civica sono il segno della perversione a cui siamo giunti. Per poter entrare nella porta stretta dobbiamo convertirci ed assumere con rigore questo confronto a cui ci invitano le cose, i fatti. Un povero innocente ucciso che poi è soltanto un simbolo provocante e commovente di una tragedia che ogni giorno si consuma, dovrebbe chiamarci non tanto alla misericordia ed alla pietà ma ad una conversione, perché c’è in noi un orgoglio a cui contribuisce la stessa memoria cristiana. Siamo per secoli con la presunzione di rappresentare nel mondo la porzione eletta di Dio, come se davvero tutte le strade portassero a Roma, mentre tutte le strade del mondo portano dovunque e non c’è nessun centro e i luoghi santi non sono né a Roma né a Gerusalemme ma sono i luoghi dove l’uomo soffre, sono le apartheid, le capanne dei negri.

Se Dio dovesse venire non andrebbe a stare in centro, ma, se crediamo nelle cose che predichiamo, andrebbe a stare in quei luoghi. Ecco perché dobbiamo capovolgerci dentro. Alludo innanzitutto a quella sfera dove noi mettiamo a posto le categorie del giudizio e quindi di decisione del nostro vivere: è qui che siamo guasti. Scegliere la porta stretta è riconfrontarci con il disegno di Dio, il quale poi ci dice che verranno dall’oriente e dall’occidente perché le sue predilezioni – usando parole antropoformiche – seguendo criteri diversi dal nostro e quindi quelli che credevamo ignoranti, destinati ad essere acculturati da noi, verranno a dirci le parole di salvezza. Verrà presto il giorno in cui qualche uomo che viene dal mondo negro, ci annuncerà un Vangelo più credibile di quello dei nostri prelati. Così è nel giudizio di Dio: dal mondo degli esclusi verrà la luce. Noi dobbiamo avere, fino da ora, gli occhi aperti per ciò che sta avvenendo, perché qualcosa sta avvenendo e, mentre dovremo mettere mano a regole amministrative nuove, a regole politiche nuove – tutto questo ha una sua ragione provvisoria che non voglio disprezzare – l’importante è compiere questa conversione dello spirito che non possiamo compiere se non pendendo la porta stretta. Certo è duro rinunciare al privilegio ma questa è l’esigenza delle porta stretta. Altrove non c’è salvezza…

 

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 3

/ la_parola