25 Agosto 2024, 21° Domenica T.O.
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Gs 24, 1-2.15-17.18; Sal.33; Ef 5, 21-32; Gv 6, 60-69.
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È una costatazione che diventa sempre più ovvia quella di una diminuzione
quantitativa dei credenti, dei così detti cristiani. Le statistiche ci parlano di
chiese che si spopolano, di sacramenti disertati … Tutto fa pensare, in
superficie, che noi siamo di fronte ad una dissoluzione rapida del
cristianesimo. E a me pare che questa constatazione sia appena l’avvio di una
scoperta, che si farà sempre più insicura di anno in anno. E difatti il gregge
cristiano tradizionale perdendo lungo la strada le ragioni storiche impersonali
della propria appartenenza alla Chiesa e della propria frequentazione dei
sacramenti, si disperderà. Saremo presso a poco nella condizione in cui si
trova Gesù nel brano evangelico che avete ascoltato. Dapprima parla come
Pane disceso dal cielo, come Parola di Dio e gli Ebrei lo contestano e lo
abbandonano. Poi il suo discorso si precisa: parla di se stesso come del Pane
di vita che è il suo corpo dato per la salvezza di molti; parla cioè di una
salvezza che si identifica con l’offerta della sua vita (agli antipodi, dunque,
della salvezza trionfalistica coniata dai pii israeliti) e allora anche molti
discepoli lo abbandonano.
Rimangono in dodici: un piccolo gruppo. E a loro Gesù pone la domanda così
patetica nella forma e così terribile nella sostanza: Forse anche voi volete
andarvene? » E la risposta di Pietro è quella che non può non riecheggiarci
sempre nell’anima, man mano che anche noi siamo messi di fronte ai dilemmi
fondamentali della fede: « Tu solo hai parole di vita eterna. Da chi andremo?
Ecco la risposta di fondo che ci porta a scoprire la motivazione della fede che
non subisce corrosioni nel tempo. Le altre motivazioni — come dicevo — si
corrompono. Basta cambiare un clima culturale; passare da una civiltà
contadina ad una civiltà urbana, perché la fede scompaia. Ma era vera fede? Si
trattava di una adesione effettiva alla Parola di Gesù o di una adesione al
gruppo sociale di appartenenza? Non sono, come capite, questioni leggere. Ma
lasciando andare l’aspetto globale di questo fenomeno di scristianizzazione e
cercando invece di metterci noi stessi di fronte a queste parole della Scrittura,
proviamoci a trovare qualche risposta ai turbamenti in cui siamo più o meno
coinvolti tutti in questi ultimi tempi. Sono tempi, si dice, di scismi, sono tempi
di scomuniche, è necessario ripulire la Chiesa e così via. Non dobbiamo
lasciarci turbare da queste parole in cui entra una passionalità che poco ha a
che fare col desiderio della pura fede e della autenticità della vita cristiana.
L’importante è sapere qual è il punto di discriminazione legittima fra coloro
che si dicono cristiani: qual è il punto di confronto dinanzi al quale, in tutta
libertà, (anche il Signore, qui, non minaccia, domanda) noi dobbiamo decidere
se voltargli le spalle o no. Questo è il punto decisivo. E tutti coloro che sono
in grado di dire a Gesù « Tu hai parole di via eterna », costoro sono il gruppo
dei credenti. Sono gli « eletti » non nel senso aristocratico e sociale, ma nel
senso spirituale, carismatico: sono coloro che il Signore ha scelto perché siano
nel mondo non un impero che si ingrandisce, ma appena una manciata di
lievito, un pizzico di sale.
Da “Il mandorlo e il fuoco” vol.2 anno B