26 Aprile 2015 – 4^ DOMENICA DI PASQUA – Anno B

26 Aprile 2015 – 4^ DOMENICA DI PASQUA – Anno B

26 Aprile 2015 – 4^ DOMENICA DI PASQUA – Anno B

 

Noi siamo costretti a vivere, forse con una intensità mai possibile prima, un tale rapporto con la totalità degli avvenimenti umani, che ogni giorno il grido degli scartati ci viene addosso e spegne le candele, e toglie le tovaglie dagli altari, e rende ridicoli i nostri riti.

 

PRIMA LETTURA: At 4, 8-12 – SALMO: 117- SECONDA LETTURA: 1 Gv 3,1-2- VANGELO: Gv lO, 11-18

 

… La cruna d'ago attraverso cui passare per parlare di Dio è l'uomo scartato. È quindi una specie di metodologia evangelica quella che vorrei suggerirvi questa mattina, il cui centro è nel rapporto fra il mistero dell'uomo e il mistero di Dio. È questo il nodo segreto che ci richiama continuamente. In questo nostro viaggio verso quel nodo, il cumulo delle esperienze che facciamo, private e pubbliche, aumenta il quoziente di bisogno e di capacità di comprensione. Sulla linea di quello che vi ho ora detto, trovano senso le parole che Gesù dice quando si presenta come buon pastore – «io conosco le mie pecorelle» – e porta come motivazione di questa conoscenza non il fatto di essere Dio, ma il fatto che dà la sua vita. La conoscenza è una questione del cuore. Se noi diamo alla parola cuore non il significato fatuo dei libri rosa, ma quello essenziale, esso è il centro da cui promanano tutte le nostre facoltà spirituali e sensibili – ogni dualismo, in questo caso va negato – da cui dipende tutto. Se io parto dall'intelligenza parto da un livello sbagliato, in quanto ognuno ha l'intelligenza che si merita col suo cuore: ci sono intelligenze acutissime e delinquenziali perché hanno dietro un cuore iniquo. Quel che decide è il cuore. Gesù dà la vita per gli scartati e ha dato a tutti gli scartati del mondo il senso della propria dignità e di un futuro del mondo che appartiene a loro. Li ha chiamati beati perché il mondo è consegnato a loro secondo il disegno di Dio. Ed è questo che rende Gesù un uomo perennemente scartato. Ecco perché la conoscenza dell'uomo e quella di Dio ha nel cuore il suo punto di coniugazione e di reciprocità Noi siamo costretti a vivere, forse con una intensità mai possibile prima, un tale rapporto con la totalità degli . avvenimenti umani, che ogni giorno il grido degli scartati ci viene addosso e spegne le candele, e toglie le tovaglie dagli altari, e rende ridicoli i nostri riti. Quegli urli sono filtrati, è vero. La cintura informativa, che dovrebbe essere mediazione fra noi e il mondo, fa appena trapelare ciò che avviene fuori. Viviamo in una condizione strutturale di illegittimità Sentiamo – e lo dico alludendo ai gesti di responsabilità che siamo chiamati a fare anche politicamente – che tutti i nostri discorsi sulla giustizia sono troppo interni al mondo degli scartatori di pietre. Siamo nel mondo dei costruttori, alle spalle abbiamo mucchi di pietre scartate che ormai sono montagne. Fra il gesto politico e il cuore ci sono mediazioni molteplici, però se è giusto il nostro atteggiamento fondamentale, tutto il resto è sviato. Il resto è le armi, il resto è il tipo di economia, il resto è la persistenza dei privilegi sotto mutate spoglie… Tutto questo viene da una radice sola, come ci dice il Signore: è dall'interno del cuore che parte il male. Ecco perché non è poi molto importante sapere se uno dice che Dio c'è e un altro dice che Dio non c'è. È molto importante sapere che cosa decide uno di fronte allo scartato. Può anche darsi che uno che ha detto di no a Dio perché ha conosciuto il Dio dei costruttori, e ne ha avuto scandalo, sia invece il vero credente, in quanto, in fondo, il suo no nasce da un amore; ed altri che invece esaltano Dio perché fanno parte della confraternita dei costruttori sono atei in quanto non si curano dello storpio: anzi sono per la sua eliminazione. Questa è la linea dirimente che rende la parola di Dio perennemente scandalosa non appena noi la spogliamo delle sovrastrutture anche concettuali che vi abbiamo messo sopra per renderla innocua. È così che siamo scossi nella nostra coscienza e richiamati a prendere posizione davanti a Dio e dinanzi all'uomo, secondo la misura che Gesù ha rappresentato ed ha annunziato.

 

Ernesto Balducci – da: "Il Vangelo della pace" vol- 2

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