27 Novembre 2016 – PRIMA DOMENICA D’AVVENTO – Anno A

27 Novembre 2016 – PRIMA DOMENICA D’AVVENTO – Anno A

27 Novembre 2016 – PRIMA DOMENICA D’AVVENTO – Anno A

 

La mia certezza è questa. Dio agisce nella storia. Egli si è impegnato nella nostra storia e lo Spirito del Signore ancora vaga nell'abisso della storia per portarla alla forma perfetta della Città Santa. Ho questa fede. E questa fede non è consolatoria: è una provocazione delle mie responsabilità.

 

PRIMA LETTURA:  Is 2,1-5- SALMO  121- SECONDA LETTURA: Rm 13,11-14a- VANGELO: Mt2,1-5

 

…Ogni momento storico – sia nel senso vasto del momento sociale, sia nel senso minuscolo del momento autobiografico – porta in sé, se noi spacchiamo questo momento (con la forza della Parola del Signore, con la fede) una indicazione in base alla quale saremo giudicati. Così avviene che due sono nel campo: uno sarà preso l'altro sarà lasciato. Due donne sono alla mola: una sarà presa, l'altra sarà lasciata. Due persone vivono lo stesso momento: una sarà presa l'altra sarà lasciata. Cioè una saprà rispondere, entrerà nel Regno, e l'altra, nello stesso momento, di fronte allo stesso fatto, sarà rapita dalla follia: entrerà nel sonno. È terribilmente vero! La nostra stessa esperienza ci dice come, vivendo le stesse vicende, esse sono state interpretate dalle coscienze in modo diverso. Ci sono fatti che per alcuni han significato la perdita della fede; per altri han significato una crescita nella fede: nello stesso momento uno è stato preso, l'altro è stato lasciato. Perché i momenti che viviamo non hanno un senso univoco, non portano in sé lo spigolo preciso di un annuncio: sono ambigui. Tutto il tempo è ambiguo. Il senso che hanno i fatti lo dobbiamo costruire – per così dire – nel rapporto fra l'oggettività del fatto e l'atteggiamento di fondo della coscienza, per cui i momenti di sventura sono momenti di grandezza o momenti di perdizione; i momenti di sconvolgimento – come li viviamo in quanto Chiesa – del vecchio ordine cristiano, che era motivo di tranquillità per tante coscienze, sono per molti motivo di smarrimento, di crisi,. di allontanamento da un rapporto vivo con la Parola e dal Pane Eucaristico; e per altri sono momenti di crescita nella fede. È ciò che i nostri occhi vedono: la lama del giudizio di Dio entra nei tessuti corrotti del tempo e si appunta nella nostra coscienza, mettendola di fronte al sì e al no, all'aut aut. Occorre scegliere il Regno di Dio in questo modo. Allora la vigilanza si arricchisce di sensi intimi che possiamo così rapidamente meditare. La vigilanza innanzi tutto è fedeltà. La fedeltà vuoI dire star fermi nella certezza che la storia dell'uomo è intimamente annodata al patto di Dio. Io son certo che la storia dell'uomo non è un volteggiar di foglie nel turbine, è il costruirsi misterioso, tenebroso e luminoso della promessa del Signore. L'uomo non vive entro il monologo, a molte voci, della storia, è stretto nella possibilità di un dialogo. La mia certezza è questa. Dio agisce nella storia. Egli si è impegnato nella nostra storia e lo Spirito del Signore ancora vaga nell'abisso della storia per portarla alla forma perfetta della Città Santa. Ho questa fede. E questa fede non è consolatoria: è una provocazione delle mie responsabilità. Star fermi star fedeli vuol dire non lasciarsi smarrire, non pensare che scendendo le tenebre venga la notte, perché la luce s’accende dentro, come le lampade delle vergini sagge di cui parla la stessa pagina di Matteo. Non sono soltanto i movimenti esterni che decidono del senso della nostra storia; è la decisione interna, autonoma nei confronti del Signore che dà senso a tutto. Questa fedeltà dovrebbe anche tradursi in segni. Esser certi che la follia del momento passerà; che le parole che adesso diciamo e che suonano stolte domattina appariranno sagge; che quelli che passano e scuoton la testa dicendo: «Questo è impazzito», domani passano e bruciano incenso dinanzi al pazzo. Ho conosciuto uomini (non faccio nomi) che appena quindici anni fa erano vilipesi come matti ed oggi appaiono nelle celebrazioni pubbliche del mondo cattolico. Bisogna star fermi. Il fondo della nostra scelta è star fermi perché i turbini del tempo portano saggezze effimere che devono misurarsi con questa pietra d'angolo che è la fede. Punto primo della vigilanza. Il secondo momento è il discernimento: saper discernere nelle modalità della storia che viviamo – come ho detto prima – le possibilità ricche, positive che vi si nascondono, che per noi sono appelli di Dio, parole che attende risposta. Questo discernimento è un segno e un esercizio di vigilanza. E finalmente, la vigilanza è una scelta, è una compromissione diretta. Troppo comodo vivere la vigilanza cristiana stando alla finestra e guardando la storia che corre come un fiume sotto i nostri occhi. Siamo dentro i flutti, e chi non sceglie dentro i flutti sceglie male, perché è solo un predicatore, un retore del Vangelo. Occorre scegliere compromettendosi, perché già la cognizione del Regno di Dio non è nemmeno distinguibile in un momento teorico e in un momento pratico: la conoscenza è nella scelta stessa. Solo se scegliamo, conosciamo.

 

                                                                       Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” vol. 1

 

 

 

 

 

 

 

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