28 DICEMBRE 2014 – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA- Anno B

28 DICEMBRE 2014 – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA- Anno B

28 DICEMBRE 2014 – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA- Anno B

 

Le nostre paure sono, spesso, la maniera con cui nascondiamo l’impotenza a creare. Non siamo capaci di creare e allora ci impauriamo.

 

PRIMA LETTURA: Gn 15, 1-6; 21, 1-3 – SALMO: 104- SECONDA LETTURA: Eb 11, 8.11-12.17-19 VANGELO: Lc 2,22-40

 

Tutti i legami oggi si stanno scomponendo. Io penso qui con particolare insistenza, anche se sottaciuta, al mondo dei giovani, in cui la rottura delle vecchie garanzie familiari crea smarrimenti drammatici ma nei quali, anche, questa capacità di sentirsi interpellati dal mondo più vasto, con precocità e acutezza, dà possibilità di risposte creative singolari. Tutti dovremmo meditare, senza simpatia preventiva, su questa novità storica. Un’altra componente della famiglia che sembrava ieri essere davvero la garanzia della continuità silenziosa ed eroica, è quella della donna, la quale anch’essa oggi ricerca un suo spazio il cui principio non sia la subordinazione all’etica del gruppo ma sia il suo stato di persona autonoma. Grande minaccia per la famiglia, questa, lo sentiamo tutti, ma anche possibilità di un nuovo modo di esistere, di una nuova ricchezza all’interno del gruppo familiare. Se noi, come credenti facciamo le battaglie per difendere il vecchio modello, non solo perdiamo sul piano storico (ci sono sconfitte che fanno onore) ma perdiamo sul piano evangelico, perché invece di essere portatori di profezia siamo portatori di archeologia, perché invece di andare nel sentiero della vita che geme e vuol nascere, difendiamo la logica della morte. Attraverso rapporti analogici potremmo estendere quanto ho detto vagamente e variamente sulla famiglia, a tutte le altre istituzioni, dove sentiamo che i vecchi modelli scompaiono. Questa richiesta di un di più di creatività ci sgomenta, a volte. Le nostre paure sono, spesso, la maniera con cui nascondiamo l’impotenza a creare. Non siamo capaci di creare e allora ci impauriamo. E quando nasce la paura emergono subito i giudizi morali che ci rimettono tranquillità. Giudichiamo selvaggio il mondo che cambia e ci attribuiamo le qualità di buoni, onesti e fedeli alle buone tradizioni cristiane. Siamo veramente in una confusione storica singolare. Ed è proprio in circostanze del genere che la riflessione sulla Parola di Dio ci aiuta. Non dimentichiamo il tratto, delicato e profondissimo con cui il Vangelo ferma la situazione di Maria dopo le parole sconcertanti del figlio: Essa non capì ma conservava nel suo cuore queste cose. E siccome siamo tutti in viaggio, nel senso che ho spiegato prima, siccome le forze della stabilità sono tutte in smottamento, noi non possiamo che accettare questo carattere itinerante del rapporto con la verità. Se mi domandassero: «Ma qual è il vero modello di famiglia?» potrei dire: «Ci sto pensando!». Ci sto pensando, lo medito nel mio cuore. Qual è il vero modello di fedeltà alla Parola di Dio e di fedeltà alle istituzioni? È un problema che sento, non ho nessuna risposta, così come Maria non sapeva rispondere alle Parole che aveva ascoltato. La verità più profonda è quella che cresce nell’oscurità del rapporto vitale del nostro essere, non quella con cui la risposta ha la chiarezza e la distinzione delle formule filosofiche e matematiche. Sicurezze di questo tipo soffocano l’uomo, proiettano, sotto l’aspetto dell’universalità, il peccato del futuro e lo uccidono mentre sta venendo. L’incertezza e la trepidazione nell’attendere la novità! Come un padre e una madre che vedono il figlio crescere e si propongono di non soffocarlo, sanno che hanno il dovere di aiutarlo, ma non sanno come conciliare il dovere del rispetto e quello della tutela, così noi, in qualunque rapporto dobbiamo mantenere un atteggiamento di disponibilità creativa, di attenzione, rinunziando alla risposta pronta e chiara. I tempi sono duri, ma ci danno anche la possibilità di scoprire, giorno dopo giorno, la novità che germoglia, la diversità che ci viene incontro. E mentre saremmo tentati di disperazione ecco che qualcosa nasce che dà motivo di speranza storica. Se viviamo con questo spirito, anche la crisi nella famiglia non è più motivo di angoscia.; è, semmai, l’occasione e lo stimolo a un’altra statura morale, a un altro tipo di testimonianza cristiana in mezzo al mondo. Io penso che i cristiani abbiano tutti i titoli in regola per essere, in una società in trasformazione, coloro che hanno più capacità di anticipare, perché non sono legati a nessun modello, nemmeno ad una ideologia. Si potrà anche domandare qual è la visione della famiglia nella tale filosofia, nella tale ideologia. Ed è giusto che ci sia un modello da proporre. Il cristiano non ha modelli, perché non ha né ideologie né filosofia. Il suo rapporto con la Parola profetica lo rende sempre pronto a trovare la risposta che si fa carico del futuro, che porta in sé la pregnanza della profezia che è il suo vero luogo di identità.

 

Ernesto Balducci – da “Il mandorlo e il fuoco”

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