28 Giugno 2020 – 13^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO

28 Giugno 2020 – 13^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO

28 Giugno 2020 – 13^ DOMENICA  TEMPO  ORDINARIO

 

Non è sempre vero che quello che hanno il potere hanno il potere. Potrebbe non essere vero. È la nostra passività, la nostra inerzia, la nostra rassegnazione che li regge in piedi, ma potrebbe venire il momento in cui la verità squarcia tutti i veli e ci fa capire che il trono del potere è fatto di pura menzogna.

 

PRIMA LETTURA  2 Re 4,8-11.14-16°- SALMO 88- SECONDA LETTURA   Rm 6, 3-4. 8-11- VANGELO   Mt 10, 37-42
 

Ci sono delle correnti marine che attraversano l’oceano e fanno fiorire, là dove dovrebbe esserci l’inverno, gli alberi, fanno maturare la frutta, creano un clima moderato dove dovrebbe esserci un clima rigido: una corrente invisibile porta primavere attraverso la massa dell’oceano. Attraverso la massa umana c’è una correne del golfo. Posso far riferimento alla lettura di oggi. Là c’è una sposa già avanti con gli anni che compie un gesto di generosità verso un profeta e il profeta le dice: «L’anno prossimo avrai un figlio fra le braccia». Può bastare un gesto di generosità, una ospitalità amorosa per avviare un corso diverso delle cose. Noi che siamo abituati a misurare l’efficacia dei processi sull’importanza o la consistenza delle cose, trascuriamo tutte le cose piccole, le piccole scelte, i piccoli atti, ma in realtà questa corrente del golfo ingloba in sé tutte le gocce, tutte le piccole particelle che emergono dall’esperienza vissuta. Come quando uno,  nel momento elettorale, dice: «ma che cosa conta il mio voto fra tanti milioni?», si consola  ricordandosi che anche un infinitesimo qualcosa vale, così, in modo più serio e sostanzioso, nei ritmi dell’esistenza una scelta fatta con generosità potrà sembrare inutile, me in questa crescita organica dell’umanità nuova può essere la cellula che manca, il raccordo vitale necessario per qualcosa di più ampio, di più grandioso. Gesù dice, insistendo sulla piccolezza del gesto, «chi avrà dato un solo bicchiere di acqua ad uno di questi piccoli, di questi poveri che vivono per amore del regno, non perderà la sua ricompensa». Anche un bicchiere d’acqua serve in questa costruzione dell’umanità diversa che è poi il senso vero della missione di Gesù. La scelta della croce, la fedeltà nel camminare verso la morte fanno di Gesù come l’emblema, il simbolo – è qualcosa di più per noi credenti: una causa efficiente – di questa umanità che ha scelto le prospettive dell’amore costi quel che costi, a costo anche di ogni evidenza contraria. La caratteristica di questa scelta è che essa chiede una pazienza infinita. Chi fa questa scelta deve mettere i  preventivo una delusione ogni momento. È qui la forza autosufficiente di questa umanità nuova. È l’amore che la regge, non l’induzione, non l’argomentazione. Se le cose stanno così, ed io credo che stiano così, possiamo anche renderci conto di quanto sia larga questa umanità della nuova alleanza basata sul dono di sé. Quello che noi stiamo per fare – dividerci il pane e il vino – vuol dire inserirci in questo gesto a cui diamo una esemplarità unica e universale e che è il gesto di Colui che ha dato la vita per i propri fratelli inaugurando così una nuova alleanza. Questa nuova alleanza c’è e fruttifica. Può bastare un episodio, può bastare che muoia un uomo politico che ha dato testimonianza di dedizione agli altri, alla sua causa con un disinteresse totale, per suscitare emozioni collettive di larga portata. Esse stanno a dimostrare che sotto l’epidermide della società in cui ci sono tutti i tatuaggi ideologici, pulsa una vita unica. Forse c’è una esigenza di unità in cui noi non crediamo abbastanza. Occorre credeci profondamente. Fare queste scelte non significa camminare comodi sulle evidenze date, signific costruirsele, e non costruisele sulle pulsioni del desiderio soggettivo, ma sulle intuizioni dei processi oggettivi che rimangono sigillati e chiusi agli egoisti, agli opportunisti che vedono il mondo a propria immagine e somiglianza. Tutto sembra dalla loro parte: i giornali, la televisione… tutto è costruito secondo quella logica. Ma hanno torto. Può bastare un fatto perché l’opinione pubblica abbia il sospetto che abbiano torto. Non è sempre vero che quello che hanno il potere hanno il potere. Potrebbe non essere vero. È la nostra passività, la nostra inerzia, la nostra rassegnazione che li regge in piedi, ma potrebbe venire il momento in cui la verità squarcia tutti i veli e ci fa capire che il trono del potere è fatto di pura menzogna. Questa disposizione a cogliere il diverso che cresce è un effetto di quella sapienza che il Vangelo promulga, benedice e riconosce. Questa umanità nuova corre come una corrente calda nell’oceano; non si vede, non ha a sua disosizione altra evidenza che quella che l’amore può dare. Ci sono dei momenti in cui questa evidenza si fa così larga che tutte le barriere sembrano annullate. Allora c’è una specie di comune radice creaturale che sorpassa le distinzioni culturali e perfino religiose e riconduce noi stessi a quella comune radice che ci fa membri di una stessa specie chiamata ad una stessa vita.

 

Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” vol. 1

 

 

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