28 MAGGIO 2017 – ASCENSIONE DEL SIGNORE – Anno A

28 MAGGIO 2017 – ASCENSIONE DEL SIGNORE – Anno A

28 MAGGIO 2017 – ASCENSIONE DEL SIGNORE – Anno A

 

Credere in Dio in un mondo in cui chi ammazza è un cristiano è ancora più arduo. Ecco perché l’ateismo è venuto come una grande notte purificatrice. Ci si serve del nome di Dio per mettere un velo sulla nostra violenza, sul nostro spirito di dominio. «Vivete in pace e il Dio della pace sarà fra di voi». 

PRIMA LETTURA:  At 1,1-11- SALMO: 46- SECONDA LETTURA:  Ef 1, 17-23- VANGELO:  Mt 28, 16-20

 

…Il mistero di Gesù uomo che dice che Dio è amore e che il figlio dell’uomo non è venuto per condannare ma per salvare, è il mistero del Gesù che rifiuta ogni violenza. Rifiuta tutta la società della violenza. Per poter comprendere la definizione nuova del nome di Dio occorre avere una nuova condizione soggettiva. Quale? Quella di cui dice Paolo: «vivete nella pace e il Dio della pace verrà fra di voi». È l’argomento chiave di tutto il cristianesimo. Si vive noi nella pace? No! E allora Dio non è fra di noi; non è fra di noi nella misura in cui noi non viviamo nella pace. Già l’accettare l’idea del nemico significa uscir fuori da questa condizione di partenza. Gesù ebbe nemici ma non fu nemico di nessuno, nemmeno dei suoi nemici. Accettare questa condizione è arduo. Certo, è arduo ed ecco perché credere in Dio è arduo. Credere in Dio in un mondo in cui ci si ammazza è arduo. Credere in Dio in un mondo in cui chi ammazza è un cristiano è ancora più arduo. Ecco perché l’ateismo è venuto come una grande notte purificatrice. Ci si serve del nome di Dio per mettere un velo sulla nostra violenza, sul nostro spirito di dominio. «Vivete in pace e il Dio della pace sarà fra di voi». Ecco una parola che vorremmo sentirci dire. Nella società in cui veramente lo spirito di pace domini, sarà autentico l’incontro con l’uomo nostro fratello e sarà autentico l’incontro con Dio. Le due realtà non saranno tra loro discrepanti, anzi ci sarà una profonda coincidenza. È questo l’orientamento che deve dominare nella nostra coscienza anche nel compiere le nostre scelte più elementari, le più semplici: da quelle private a quelle pubbliche, a quelle politiche. A questo dobbiamo mirare. Tutto il resto viene dal maligno. […]. Vorrei auspicarmi che il nostro discorso su Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, su questo Dio che agisce per la nostra salvezza come Padre che crea, come Figlio che redime, come Spirito che santifica, diventasse – come ho cercato brevemente di dirvi oggi – un discorso del tutto omogeneo ai nostri problemi, alle nostre inquietudini di oggi. A simili discorsi io risalgo ogni volta che mi corre l’obbligo di spiegarmi la stridente contraddizione tra atei perbene e credenti malfattori, e quando devo domandarmi perché è così difficile annunciare il Vangelo del Signore a coloro che nel mondo di oggi sono assetati e affamati di giustizia. Quando mi interrogo su queste cose e devo rispondermi, io risalgo a questa verità che oggi ho cercato di spiegarvi e che, in sintesi, può essere così espressa. Noi sapremo qualcosa di quel Dio che è pace e amore se vivremo in pace, se faremo la pace. Fino allora noi abbiamo lo spirito contagiato dal virus della guerra e il nostro Dio sarà un Dio inquinato. Se sarà evidente, sarà pericoloso. Nessuno è più pericoloso quanto uno spirito violento sicuro che Dio esiste: potrebbe metterci sul rogo in nome di Dio. Il bisogno nostro è di non lasciarci condizionare e intrigare dalle riserve astratte e teologiche ma di scendere subito, secondo la linea rigorosa dell’ortoprassi, alle regole del giusto vivere e dirci, in forma di preghiera, dinanzi al Signore: Signore, io saprò chi sei solo quando saprò vivere in pace in un mondo pacificato: fino allora le nubi della violenza ci oscurano e anche le tue immagini diventano pericolose perché trasmettono, con il sigillo di una legittimazione santa, il contagio della violenza e della prepotenza. Questa inquietudine spirituale, che io raccolgo da tante coscienze, deve aver voce, perché questa voce non è affatto discrepante nel contesto della riflessione sulla Scrittura, che anzi vi trova una profonda e severa legittimità. Il tempo in cui siamo è un tempo in cui i profeti sono ancora sulla montagna ad interrogarsi su chi è Dio, mentre noi continuiamo i nostri intrallazzi col denaro e con la guerra. Finché non avremo finito, non sapremo più chi è Dio.

 

 

Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” vol. 1- anno A

 

 

 

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