29 Ottobre 2017 – 30^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO-Anno A

29 Ottobre 2017 – 30^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO-Anno A

29 Ottobre 2017 – 30^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO-Anno A       

 

Se vuoi capire se credi davvero in Dio, ti chiedo come prendi sul serio l'uomo e, per sapere se prendi sul serio l'uomo, voglio sapere quali sono i bisogni umani che prendi in considerazione

 

PRIMA LETTURA:  Es 22,20-26- SALMO: 17- SECONDA LETTURA:  1 Ts 1,5c-10- VANGELO:  Mt 22,34-40

 

Che Dio sia uno in tre persone è un mistero e su questo mistero si sono scritti innumerevoli volumi, nella storia della fede. Che l'amore di Dio e l'amore del prossimo siano una cosa sola è un mistero ma su questo mistero poco o niente si scrive, su questo mistero si sorvola per instaurare una visione di Dio e una visione dell'uomo tra loro sconnesse per cui avviene che quelli che credono molto in Dio, non si curano dell'uomo e quelli che si curano dell'uomo non sì curano dì Dio. Eppure il nesso misterioso che ci viene proposto con forza, non solo da questo brano ma da tutta la predicazione di Gesù, è proprio quello tra Dio e l'uomo. Nella nostra cultura abbiamo alle spalle – ormai il dibattito sembra attenuato – una lunga disputa, durata secoli fra coloro che credono in Dio e gli atei. Ora ci accorgiamo che è una disputa ideologica, che non riflette bene le vere radici del conflitto sui massimi problemi dello spirito e del destino ultimo dell'uomo. Nel tempo in cui furono scelte le pagine della Scrittura la vera disputa era fra i veri credenti in Dio e gli idolatri perché, in realtà, l'ateismo non c'è, al più c'è l'idolatria e all'interno di coloro che parlano di Dio l'idolatria prospera. La chiave per poter discernere la vera fede in Dio e l'idolatria è proprio in questo nesso che Gesù con forza ha stabilito e dimostrato con la sua stessa vita. Non ci dimentichiamo che quando Gesù fu condannato a morte, con parola sacra e autorevole, da Caifa, Egli fu chiamato bestemmiatore di Dio. Lo era. Bestemmiava gli idoli. Non è sufficiente dire Dio – lo abbiamo detto tante volle – perché veramente si alluda a Colui che Gesù chiama il Padre. L'importante non è il mondo delle parole, che è il nostro mondo a cui ci aggrappiamo senza preoccuparci di verificare se dietro le parole c'è una realtà. Il nostro è un mondo di parole e non solo per quanto riguarda questo tema. Sappiamo che la nostra amarezza morale – quando c'è, è già una salute dello spirito! – nasce nel momento in cui sappiamo che dietro certe parole sacre non c'è niente. Scoprendo questo, c è in noi uno smarrimento, il senso del caos che ci assorbe, che ci inghiottisce. Questo è tanto più vero quanto più le parole che usiamo hanno un valore assoluto. L'idolatria, in fondo, consiste in un amore di sé, mal riposto, che si proietta in una immagine di assoluto che si può chiamare come si vuole: Dio, il Progresso, la Libertà. Noi diamo un valore assoluto a certi concetti, perché in realtà in quei concetti troviamo la sistemazione che ci conviene. È una forma di alienazione. La scaltrezza della psicologia moderna ci ha portato a scoprire i meccanismi con cui questo avviene. Un grande psicologo considerava la religione una paranoia. Ha ragione. La religione è una paranoia se ci immaginiamo un mondo del tutto inconsistente e lo trattiamo come se fosse vero. Così facendo abbiamo una coscienza scissa. La prima è quella che vive la dimensione del quotidiano, l'altra è quella che vive in un mondo che non c'è. In effetti, spesso, la religione è una paranoia. Come si fa ad uscirne? Qual è la via regia per uscire da queste mistificazioni della coscienza da cui nessuno è indenne, neppure i più scaltri psicologi che non per nulla si fanno curare anche loro perché onestamente riconoscono che la coscienza lucida è un metro che non esiste? Siamo tutti cercatori di verità e la verità è questa: bisogna cercarla. Qual è, torno a domandarmi, la chiave per uscire da questo cerchio di menzogne? È quella che il Vangelo ci propone. Se vuoi capire se credi davvero in Dio, ti chiedo come prendi sul serio l'uomo e, per sapere se prendi sul serio l'uomo, voglio sapere quali sono i bisogni umani che prendi in considerazione, cioè se nell'uomo ascolti questa domanda, questo grido, questa attesa di una risposta che dia senso al suo destino. Insomma, nel profondo dell'uomo c'è una domanda che riguarda Dio. E un bisogno che a volte è molto più pressante di quello del pane e dell'acqua. Non si vive di solo pane! L'amore di Dio e l'amore per l'uomo, la presa in considerazione di questi due assoluti devono coniugarsi fra di loro. Questa è l'essenza del Vangelo ridotto al suo precipitato chimico estremo. Da qui non si esce, perché con questa chiave potremmo non solo giudicare noi stessi, ma giudicare tutta la storia delle religioni, della Chiesa…

 

Ernesto Balducci – "Gli Ultimi Tempi" voi I anno A

 

 

 

/ la_parola