31 DICEMBRE 2017 – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA- Anno B

31 DICEMBRE 2017 – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA- Anno B

31 DICEMBRE 2017 – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA- Anno B

 

Come nella parabola, forse la più stupenda che Egli ha raccontato, del figliol prodigo, il cuore del padre non stava in casa, ma stava fuori col figlio lontano, così Gesù sta fuori con i figli lontani, con i fratelli lontani. I vicini come noi lo hanno annoiato con le menzogne. Ovunque è in gioco l'attesa, la speranza dell'uomo emarginato, ivi c'è la presenza di Gesù che ci contesta.

 

PRIMA LETTURA:  Gn 15, 1-6; 21, 1-3- SALMO:   104- SECONDA LETTURA:  Eb 11, 8.11-12.17-19- VANGELO:  Lc 2,22-40  

 

 
…I veri nemici di Gesù sono i suoi domestici, i suoi familiari che lo accaparrano, come i suoi concittadini che dissero: «Fa' qualche miracolo anche qui, a Nazareth». Ci sembra di sentire l'eco di queste parole lungo i secoli, nei paesi che volevano la Madonna miracolosa, e il santuario col miracolo, e il crocifisso col miracolo, a soddisfazione degli istinti religiosi del gruppo sociale e magari anche ad incremento di altre esigenze di tipo economico. Gesù diventa un oggetto pregiato da possedere. In quel momento Egli non c'è più. Gesù è fuori delle mura, sempre. È una costante. Fu così nella sua vita: i suoi non lo conoscevano, nemmeno gli apostoli. Pietro cominciò a riprendere in mano le regole del comportamento ebraico e fu Paolo a contestarlo con violenza ricordandogli che Gesù è la salvezza di tutte le genti. Ma anche Paolo a sua volta, lo abbiamo visto or ora, pensava a Gesù con lo schema culturale da rabbino e quindi con dei limiti. Gesù è più grande di lui, va oltre di lui. Così possiamo dire delle chiese cristiane. Queste chiese cristiane, che fino a qualche tempo fa abitavano nel vertice della piramide della civiltà universale, pur avendo nel passato molti peccati da farsi perdonare, erano tutte d'accordo nel dire che Gesù era con loro. Oggi queste chiese sono prese dallo sgomento. Certamente rimane un problema per tutti i cristiani sapere come ha fatto Gesù a stare in queste chiese che si son fatte guerra l'una con l'altra, hanno seminato cadaveri in questa Europa cristiana, … Dov'era Gesù? Era dentro queste chiese? Forse la sua vera presenza era altrove, era nelle forze che contestavano questo dominio, era nei poveri lazzari del mondo; era nei miti, nei pacifici, nei puri di cuore, nei perseguitati. Non era nel tribunale del Sant'Uffizio che mandava al rogo, era in colui che andava al rogo, forse. Il Cristo è uno sconosciuto! E un segno di contraddizione. Per quanto ci triboliamo, non riusciamo a dire dov'è, perché Egli è sempre al di là degli orizzonti in cui vorremmo sistemarlo. Fino a ieri si era soliti dire che Gesù è presente nella civiltà cristiana. Adesso questa stessa parola non è più in uso, per la ragione che in realtà una civiltà cristiana è quella che ricalca le beatitudini. Una civiltà del genere, non esiste. Gesù è scomparso, è lo Sconosciuto, è un segno di contraddizione che ci attraversa l'anima. Uno lo può espungere come un mito antico, però se la sua coscienza è viva, la lacerazione dovrà pur sentirla. In che cosa consiste questa lacerazione? Consiste in questo: Egli è innanzi tutto il figlio dell'uomo. Ci riesce difficile pensarlo perché a noi fa più comodo pensarlo come Dio. Così lo mettiamo fuori di noi e lo adoriamo. Ma Egli è Dio perché è figlio dell'uomo: è questo il suo mistero. È il figlio dell'uomo che realizza nella sua vita e nella sua parola il disegno del Padre, quello di fare dell'umanità un solo corpo, una sola famiglia. Ecco perché c'è un baricentro, nel mistero di Gesù, un luogo di gravitazione che è sempre al di fuori delle sistemazioni date. Come nella parabola, forse la più stupenda che Egli ha raccontato, del figliol prodigo, il cuore del padre non stava in casa, ma stava fuori col figlio lontano, così Gesù sta fuori con i figli lontani, con i fratelli lontani. I vicini come noi lo hanno annoiato con le menzogne. Ovunque è in gioco l'attesa, la speranza dell'uomo emarginato, ivi c'è la presenza di Gesù che ci contesta. L'universalità non è astratta, è l'universalità prosaica, maleodorante dei fuorilegge; è una universalità che mette a soqquadro i nostri concetti. Noi dobbiamo, ecco perché siamo nella contraddizione, per un verso rimaner fedeli a certi valori che abbiamo ereditato: la famiglia unita, l'amore indissolubile, il servizio reciproco dei membri familiari, così come, all'interno della città dobbiamo essere al servizio gli uni degli altri, … Non possiamo sradicarci dal nostro suolo. Ma nello stesso tempo dobbiamo essere con Gesù che contesta tutto questo, che vede Gerusalemme – come Firenze, l'Europa, l'occidente – e ci piange sopra, piange su queste città cristiane piene di campanili e di missili! Piange e dice le parole che disse: «Se tu mi avessi accettato io avrei provveduto alla tua pace». Non lo abbiamo accettato perché abbiamo unito il suo nome alle nostre strategie di guerra, si può dire da sempre, certamente da molti secoli, da quando abbiamo messo la sua croce sugli scudi. Finché l'umanità non sarà un corpo solo, io non sarò conciliato con me stesso, non potrò dire che io conosco Gesù Cristo. Lo sto cercando. Ora Egli è in quella parte del mondo fra i milioni che stanno morendo di fame e dove arriva uno spruzzo di beneficenza da quei Paesi cristiani che con una mano rubano e con l'altra fanno elemosina. Io cresco con la contraddizione dentro e non ho affatto speranza di saldarla. L'importante è che io renda testimonianza che Egli è una spada che mi attraversa l'anima.

 

Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol. 2

 

 

/ la_parola