31 Marzo 2024 Domenica di Pasqua

31 Marzo 2024 Domenica di Pasqua

31 Marzo 2024 Domenica di Pasqua

Prima Lettura Dagli Atti degli Apostoli, At 10, 34. 37-43
Salmo 117
Seconda Lettura Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Colossesi Col 3, 1-4

Vangelo Dal vangelo secondo Giovanni, Gv 20, 1-9

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Il vero modo per entrare in certe solenni circostanze. che in ragione della loro
stessa solennità rischiano di alienarci, di catturarci dentro la convenzionalità
del rito, è di scendere nell’intimo, dove più vivo e pressante si fa in noi
l’interrogativo sul senso della vita che viviamo, sul senso del cammino che
l’umanità sta facendo, e carichi di questa tribolazione del tempo, interrogare il
messaggio, svolgendolo dall’involucro rituale, per sentire se esso ha qualcosa
da dirci, qualcosa che faccia corpo con noi, entri dentro le pieghe della nostra
temporalità.

Facendo così mi è successo di sentire che la malizia di questo tempo ha una
sua speciale caratteristica. Noi a volte parliamo del male del peccato usando
concetti generali, sempre gli stessi, che ci servono poi per poter perdere di
vista le modalità concrete del male, che non è mai lo stesso. Anche il male ha
una sua storia ed ha le sue forme specifiche di tentazione, così nuove, così
affabili, così anestetiche che esso penetra in noi senza che ce ne accorgiamo.
Ecco perché diventiamo cattivi senza accorgercene. Non abbiamo mai fatto il
salto per entrare nella malvagità, è essa che entra in noi come il lievito di cui
parla la lettera di Paolo oggi, un lievito di malizia che fermenta e ci dà il suo
sapore.
Se noi guardiamo il corso delle cose di questi ultimi anni, vediamo che il male
si presenta a noi come rassegnazione alla realtà, una rassegnazione a cui ci
spinge lo stesso bilancio delle speranze con cui abbiamo cercato di vivere i
nostri giorni. Misurate con quello che ne è venuto fuori, esse si chiamano in
realtà illusioni. Anche noi, ad esempio, che da qualche anno, in obbedienza id
una percezione della nostra coscienza andiamo con forza invocando la pace,
invocando il disarmo, vediamo che sulle nostre teste tutto procede gettando ai
margini le nostre nobili aspirazioni. La grande macchina di questo mondo va
avanti per conto suo e noi siamo proprio come delle margheritine nate in un
crepaccio della strada su cui passa il grande rimorchio e le schiaccia. Saremo
nobili ma siamo inutili, saremo profumati ma non serviamo a niente. Lo
scenario della vita pubblica si ripete in maniera desolante, i riti della violenza
sanguinosa sono sempre lì. Un giorno diciamo: è finita! Il giorno dopo
diciamo: non è finita! E torniamo a dire le stesse parole, a fare gli stessi
propositi. E naturale che ci prenda dentro la stanchezza, la rassegnazione.
Forse davvero non si può cambiare nulla? Forse l’unica via di salvezza è alzare
gli occhi al cielo aspettando di essere liberati da questa trama di male? Ma è
così che Satana ha vinto, in quanto ci ha persuaso a misurare la nostra anima
sul metro delle possibilità, di quelle che ogni persona di buon senso chiama
possibilità, e di scartare tutte le altre perché le altre sono dei sogni! Una volta
che abbiamo fatto questa operazione di adeguamento, si sbarca il lunario.
Così, dentro le misure di un calcolo più o meno cosciente, entriamo a far parte
del grande gregge dei rassegnati. Le tinte, i colori ideologici fanno appena
delle increspature sulla realtà. Siamo tutti un po’ uguali: atei, credenti… siamo
tutti un po’ rassegnati al mondo così come va avanti. Anche quelli che fanno i
riti sulla Resistenza, li fanno, ma ormai non ci credono più.
..Che senso volete abbiano questi riti che noi celebriamo se non ne siamo
scossi nel profondo fino a sentire che ci dobbiamo mettere in discussione?
Dobbiamo svegliarci per non entrare nel mondo dei rassegnati
ideologicamente.
Da “Il Vangelo della pace” vol.2 anno B

/ la_parola