6 febbraio 2022 – V DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C

6 febbraio 2022 – V DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C

6 febbraio 2022 – 5^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C

 

PRIMA LETTURA:   Is 6,1-2.3-8      SALMO: 137   SECONDA LETTURA:  1 Cor 15,1-11

 

VANGELO:  Lc 5,1-11

 

 

 

C’è un tratto della nostra civiltà occidentale che ritenevamo definitivo, destinato anzi a comunicarsi, come un segno di maturità, a tutte le genti ed è la lontananza di Dio, la non necessità di Dio, la sua estraneità alle fatiche dell’uomo, la possibilità per l’uomo di diventare adulto, di esplorare il mondo, di costruire il suo mondo senza nessun riferimento a Lui. E’ quella che noi consideriamo la civiltà laica, secolare e che – come dirò subito esprime una dimensione irrinunciabile dello spirito umano. All’interno di questa civiltà, che senza nessuna accentuazione polemica potremo chiamare ‘senza Dio’, i credenti hanno compiuto fatiche immani per dimostrare a chi non credeva, che Dio esiste. Tutta una apologetica cristiana si è convogliata in questo immane, e piuttosto sterile sforzo per dimostrare l’esistenza di Dio. Stanno venendo tempi, a mio giudizio, in cui ritorneremo ad una posizione anteriore, quella nella quale la presenza di Dio sarà un dato primordiale, immediato, anteriore al ragionamento – come l’aria che si respira – perché sarà caduto, come scrive un grande psicologo contemporaneo, uno dei fondatori di quella che si chiama la ‘psichiatria democratica’, la parete di cemento armato che noi abbiamo stoltamente costruito tra noi e il Dio nascosto. Viene il tempo, egli dice, in cui, con trapani, picconi e altri modi, si butterà a terra questa parete perché lo esige la salute  psichica dell’uomo; il cui isolamento – sia temporale che spaziale – esige questa reintegrazione di una dimensione che per i popoli esterni all’Occidente è ancora una dimensione immediata. Se si pensa all’India o al Medio Oriente Dio, non è una realtà da dimostrare, è una intuizione da cui si parte. Riflettevo su queste cose, non certo per diluire in questa dimensione antropologica costitutiva della totalità umana la specificità dell’annuncio evangelico, che oggi è così forte e precisa, ma per vedere come sia possibile determinare, all’interno di questa dimensione connaturata all’uomo, una percezione cristiana che sia conforme all’annuncio che abbiamo ricevuto e che Paolo oggi ci ricorda. Qual è la caratteristica della fede cristiana? E’ che questa fede non si riferisce ad un Dio immanente al mondo, a un Dio nascosto che si manifesta allo spirito dell’uomo non appena esso si ripiega in sé e si avvicina alle profonde trasparenze che lasciano apparire lo spirito universale in cui siamo immersi: l’atman che respira dentro il nostro respiro. La specificità è quella di un Dio che non è l’inerte atmosfera dell’universo, ma è dynamis, è potenza, è iniziativa. Dio non è l’atmosfera in cui siamo, è invece un incontro sconvolgente che modifica i modi di essere e suscita all’interno della creatura, a cui Egli si accosta come un tizzone di fuoco, svegliando potenzialità che altrimenti rimarrebbero latenti e inespresse. Quella che noi chiamiamo ‘grazia di Dio’ – parola ormai priva di stimoli, non suscita nessuna rappresentazione, è consumata dall’uso – alludiamo a questa gratuità, a questa possibilità di iniziative da parte di Dio che richiedono da parte dell’uomo soltanto la disponibilità generosa. Ecco dove comincia la diversità della fede cristiana. Ed è una diversità che dà senso a quella forma di assenza di Dio di cui vi ho parlato. La possibilità da parte dell’uomo di costruire un mondo con autonomia è dovuta al fatto che il mondo ha davvero una sua autonomia nei confronti di Dio. Una immersione del mondo in Dio significa, in realtà, una specie di sacralizzazione della immobilità, una specie di santificazione dell’inerzia delle cose e una regressione dell’uomo alla condizione della natura inanimata e irrazionale. Se Dio e l’uomo hanno un rapporto di gratuità, non ci sono vincoli cogenti di necessità che stringono la fatica quotidiana dell’uomo a Dio: l’uomo è artefice di se stesso e risponde di se stesso a Dio secondo la libertà di cui ha fatto impiego. Quindi nessun panteismo, nessun sistema al cui centro c’è Dio: l’uomo è l’uomo, Dio è Dio. Ecco il risvolto secolare, laico di ciò che vi sto dicendo. Questo risvolto però non deve affatto farci perdere il sentimento della contingenza, della ,inconsistenza di fondo delle cose temporali e delle cose spaziali, per cui questa laicità e questa autonomia rischiano di sconfinare in una specie di autoesaltazione, in una specie di paradossale capovolgimento teologico, per cui ciò che è relativo diventa l’assoluto. La misura delle misure diventa l’uomo,che invece è una effimera realtà, un pulviscolo nel raggio di sole che è il raggio della potenza di Dio. Infatti vediamo che dove questa autonomia viene intesa in modo radicale si costruiscono piramidi di pensiero, o peggio ancora piramidi di costruzioni pubbliche in cui l’uomo soffoca ed è schiacciato. Questo vincolo di gratuità – per cui non si va al Dio della salvezza per puri processi della intelligenza dell’uomo ma si va verso Dio restando in attesa di Lui, in modo che l’incontro non è il risultato di una scalata compiuta dall’uomo ma è una irruzione imprevista da parte del Diverso, del Dio che è totalmente altro dall’uomo – è un vincolo importante perché salva la gratuità della fede in Lui. Per questo si dice, giustamente, che credere in Dio è grazia di Dio. Io non posso aiutare uno a credere in Dio portandogli argomenti convincenti perché ogni sforzo umano – ricordiamocelo – non può mai approdare alla sponda di Dio in quanto o Dio si manifesta o Egli rimane sconosciuto. Come vedete si conciliano, sia pure con una dialettica instabile e non oggettivabile. in concetti chiari e distinti, i due movimenti che ci devono premere: quello della autonomia umana, della laicità dell’esistere nello spazio e nel tempo, e quello della disponibilità ad accogliere l’iniziativa di Dio che si innesta sull’uomo e lo rende capace di opere che sorpassano le sue possibilità…

 

Ernesto Balducci- da: Omelie sparse 1989

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