7 Luglio 2024, 14° Domenica T.O.
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Prima Lettura Dal libro del profeta Ezechiele Ez 2, 2-5
Salmo 122
Seconda Lettura Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi, 2Cor 12, 7-10
Dal Vangelo secondo Marco Mc 6, 1-6
—- Ecco, Gesù è il profeta le cui parole non si possono mai soffocare. È
straordinaria, per me, questa storia di Gesù lungo i secoli. Perché è vero si
potrebbe fare anche una storia per dimostrare che la linea ufficiale del
cristianesimo non è che una soffocazione della profezia. Ma si potrebbe fare
una storia per dimostrare che questa soffocazione non è mai riuscita: che la
sua parola è sempre rifiorita, Proprio quando sembrava morta è venuta fuori.
Come dice Paolo: là dove c’è la debolezza ivi viene la forza. È straordinaria
questa dialettica di Dio, per cui, quando il sistema ha recuperato Gesù
facendone magari il protettore della civiltà cristiana, l’idolo dello stato
cattolico … (tutto è successo e succede ancora) ecco la sua Parola serpeggia
nelle prigioni, tra i cospiratori, tra quelli che se ne vanno lontano, nelle tebaidi
e nelle montagne. È straordinaria questa Parola di Gesù che non può mai
essere incatenata! E in qualche misura questo è vero di tutti coloro che
vogliono essere fedeli al Vangelo. Ed ecco il punto ultimo che volevo toccare e che riporta il discorso alla nostra misura quotidiana. Noi, se siamo cristiani,
abbiamo la competenza della profezia: nel minuscolo, forse, ma questo
dipende da Dio. Il profeta non cerca mai il suo posto: c’è costretto. C’è uno
Spirito che viene e lo costringe. Nessuno di noi può ambire a fare il profeta
senza essere nello stesso tempo un ciarlatano e menzognero. Però se siamo
uomini del Vangelo, dobbiamo fare conto di questa profezia. E questa è la
nostra tribolazione e la nostra consolazione. Perché la nostra tribolazione?
Perché, se siamo cristiani non ce ne torna mai una, non andiamo mai in fondo
a niente! A un certo punto, quando tutto sembra andare a buon fine, se appena
appena la fedeltà al Vangelo ci vince, crolla tutto. Non riusciamo a inserirci
pienamente in questo mondo. E non ci riusciamo non perché forse non ci siano
le capacità, ma proprio perché manca quella omogeneità morale col mondo
senza la quale non si riesce. E questo è un fatto che non può che pesare. ln
qualche modo ogni cristiano è un perseguitato per questo. E non importa lo
ripeto che lo sappia, ma questa è una legge. I cristiani veri non sono mai nei
primi posti. Anche nelle strutture, sono sempre agli ultimi posti. Non fan
nemmeno parte della storia. Quando si fa 1a storia del cristianesimo, si fa la
storia dei Papi e dei grandi, ma i cristiani delle beatitudini non fanno storia: e
sono invece loro il gemito della terra, gli anonimi cristiani su cui si estende la
luce delle Beatitudini. Dio voglia che siamo fra quelli! E il secondo
tratto del profeta è la grande serenità: Ascoltino o non ascoltino », non è importante. L’importante è che ci siano
questi testimoni. Sono dei segni, delle luci accese in mezzo alla notte, E se
Dio ci concede di essere qualcosa di questo, la nostra esistenza è già ricca di
senso al cospetto di Dio, e, perché no?, al cospetto delle coscienze degli
uomini. Ogni uomo, anche se « sistemato » è spezzato in se stesso; anche il
più arrivato si vergogna di se stesso, e vorrebbe essere diverso. Se andate dalle
persone più ricche, vedrete come, spesso, sia pure all’interno di una psicologia
distorta, rimpiangono la vita semplice delle persone povere, delle persone che
sono fuori dalle fatiche del potere che è un privilegio che si fa pagare. In ogni
uomo c’è una possibilità di consonanza di fronte a chi vive con fedeltà
profetica. E allora, chi vive con questa fedeltà sappia che il risultato non è
importante: basta essere. Certo, tutto quello che ho detto va collocato
all’interno di alcune mediazioni storiche. Ma l’importante è cogliere che cosa
voleva dire il Signore: che chi è profeta è disprezzato nella sua casa. Un
profeta ben visto in casa non è un profeta. È una legge straordinariamente
importante: questa sì, ci riguarda tutti. Credere in Gesù Cristo è possibile se
passiamo attraverso questa condizione. Allora riscopriamo il mistero di Colui
che era il Figlio del carpentiere e tuttavia era Colui a cui il Padre aveva
affidato la rivelazione del destino del mondo.
Da “Il mandorlo e il fuoco” vol.2 anno B