7 NOVEMBRE 2021 – XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B

7 NOVEMBRE 2021 – XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B

7 NOVEMBRE 2021 – XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B

 

 

PRIMA LETTURA: 1 Re 17, 10-16         SALMO: 145        SECONDA LETTURA: Eb 9, 24-28

 

VANGELO:2, 38-44

 

 

 

 

 

 

… La nostra vita è organizzata in modo che tutti corrano per arrivare nel cerchio dei privilegiati, di quelli che contano. Fin da piccoli ci si insegna a sognare questa possibilità e in questa corsa ci dimentichiamo che la gran parte non riesce. Noi siamo, nell'insieme dell'umanità, nel cerchio di coloro che fanno spettacolo. Ci sono immense moltitudini che non si sa perché siano nate. Ci capita di vedere, anche in televisione, bambini, magari splendidi per il dono dell'età, che non si sa perché ci siano, destinati a morire fra poco, abbandonati da tutti. Questo spreco pone problemi alla coscienza cristiana. Perché questa vita che non è mai lambita da uno sguardo? «Lo sguardo – come diceva un filosofo contemporaneo – è tutto». Lo sguardo è ciò che si posa su di noi gratificandoci di un'attenzione, di una premura, come dicesse: vivi perché mi premi. Lo sguardo è un invisibile dono e chi ha su di sé questi sguardi premurosi sa che la sua vita ha un senso al di fuori della competizione. Quando una persona vive sapendo che la sua vita preme a qualcuno ha già in sé un tepore, sente che i giorni sono pieni di significato. Se si spegne quello sguardo si spegne tutto. Questi eventi segreti si moltiplicano ogni giorno. Pensiamo – non voglio ora toccare con insistenza una vena sentimentale – a quanti giacciono abbandonati nei letti degli ospizi, senza che nessuno si ricordi di loro, o al più quelli addetti. Lo sguardo che qui preme non è quello del funzionario o dell'addetto pubblico, è lo sguardo di amore. Quanti ne sono privi!Allora io penso allo sguardo di Gesù, come lo sguardo di Dio che passa. Aver fede significa che su ogni creatura c'è quello sguardo che è come un'ala che copre i pulcini – per riprendere un'altra immagine di Gesù – è una paternità che si diffonde come una atmosfera invisibile che circonda le creature insignificanti: se non ci fosse questo, tutto sarebbe un'assurda macchina per creare infelicità. Lo sguardo di Gesù che ha insieme una benedizione e un giudizio. Chiunque prende sul serio queste parole del Vangelo deve interrogarsi. C'è da chiedersi perché hanno letto e predicato questo parole persone che poi erano nel numero di quelli che amano ricevere saluti nelle piazze, amano i primi posti … C'è un mondo di prelati che è in contraddizione diretta con queste parole. Le giustificazioni si sa quali sono, ma esse non toccano il cuore del povero e dell'abbandonato: sono autogiustificazioni. Il giudizio di Gesù è severo ed io amo estenderlo, come una quinta dimensione, nell'universo intero. Penso a tutti coloro, che sono miliardi, per i quali manca una premura e non solo materiale ma anche spirituale, affettiva: so che non è vero che nessuno li ama! L'occhio di Dio si posa su queste creature. La vedova che ha gettato tutto quello che aveva nel tesoro (che poi magari era gestiti dal tesoriere per chissà quali scopi) indica dov' è la vera grandezza. Beati i poveri. I poveri, nel significato evangelico, sono coloro che preferiscono il dono, che danno prevalenza al dare, non all'avere. E ci sono poveri che vivono cosi. Pare impossibile, ma è cosi. La memoria di molti di voi ha la possibilità, sfogliando il libro del passato, di ricordare persone semplici, umili che han vissuto così: consumando la vita nel dono. Questo è l'altro annuncio importante, questo è il metro cristiano vero. Anche qui conosciamo – come prima ho fatto la critica alle istituzioni che crescono di continuo come funghi sulla semplicità dell'annuncio evangelico – i discorsi fatui sui valori cristiani della vita che a volte sono ben altro che questo. Di fronte a questo sguardo radicale, che è lo sguardo del giudizio di Dio, anche le differenze fra quelli che credono e quelli che non credono, quelli cristiani e quelli non cristiani, scompare perché quel che conta è il modo di esistere. Qui davvero la libertà di fondo, misteriosa, che è il segno della grandezza e della tribolazione umana, è al suo momento sorgivo. Chi giudica? Chi è dalla parte della predilezione di Dio? Chi lo può dire? Nessuno! Però dobbiamo credere che c'è una fenomenologia della storia che non appare, che la storia vera è una storia del profondo, conosciuto solo dal Signore e anche da noi per opzione personale, per partecipazione. L'altro insegnamento che ci viene è che dobbiamo, quando cerchiamo – e dobbiamo farlo perché tutti siamo, più o meno, catturati, manipolati da educazioni malfatte, da condizionamenti ambientali – ritrovare l'essenza della vita, il luccichio del granello d'oro dentro la massa delle stoltezze. A questo dobbiamo fissare lo sguardo e quando ci lambisce il senso della solitudine, della indifferenza degli altri dobbiamo qui ritrovare la ragione della speranza. C'è sempre uno sguardo su di noi. Mentre lo dico, penso anche a tante persone che se non ci fosse questo sguardo cadrebbero nel non essere, nel buco nero del non esistere e invece sopravvivono. Qualcuno dirà: è un'illusione! Certo, la ragione nichilistica ha dalla parte sua infiniti argomenti, tuttavia le manca l'ultimo perché il senso unico delle cose nessuno lo ha mai visto, noi lo affermiamo per fede e non per forza di ragionamento. Per fede noi crediamo a questo sguardo e ci sembra, appena lo diciamo, di averne come la riprova. Siamo così gratificati dall'improvvisa apparizione alla nostra memoria di innumerevoli casi in cui questo si è verificato! Siccome tutti noi portiamo in noi stessi la condizione di estrema povertà, perché tutti noi siamo avviati all'atto ultimo di solitudine in cui è decisivo che uno sguardo sia su di noi, raccogliamoci in questa nostra povertà ontologica per ritrovare il senso del nostro vivere e l'occhio giusto per guardare il mondo.

 

Ernesto  Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – Vol. 2

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