8 Dicembre 2024, 2° Domenica Avvento
8 Dicembre 2024, 2° Domenica Avvento
Prima Lettura Dal libro del profeta Baruc Bar 5, 1-9
Salmo 125
Seconda Lettura Dalla lettera di San Paolo apostolo a Filippesi Fil 1. 4-6, 8-11
Vangelo Dal Vangelo secondo Luca Lc 3, 1-6
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L annuncio del Vangelo è la costruzione di una città in cui sia legge l’amore, il cui saldo
fondamento sia la premura dell’altro, attraverso lo scambio di infinite reciprocità. Non
dunque il potere, che fa terrore. Quando dico «potere» non voglio usare un nome
demoniaco che non ha riscontri nella realtà più modesta della nostra vita quotidiana.
Alludo proprio a quell’insieme di rapporti, microscopici e macroscopici, privati e pubblici
in cui è legge la dipendenza dell’uomo da altri, una dipendenza che modifica le coscienze,
che rende passive le moltitudini, rende conformisti gli intellettuali, rende complici i
ricchi. Insomma è la grande Menzogna. Si spiega il perché ‘-A tentazione del deserto
abbia sempre accompagnato la storia della fede — ma che dico? — la storia della
spiritualità umana. Sappiamo che in oriente e occidente molti sono fuggiti nel deserto
quasi a cercare nella solitudine di dare realtà ad un sogno di convivenza che nella città
degli uomini era impossibile. Ma Gesù non è fuggito nel deserto: il• deserto un luogo
dove Egli si raccoglieva per ritrovare le misure totali e per ritornare nella città, con
ostinazione, fino alla morte.
Il nostro compito oggi è intanto quello di tenere e luminosa dinanzi alla nostra
immaginazione morale la prospettiva della città di giustizia e di pace. Credere a questa
città è difficile quasi come credere in Dio. Se io sono grato — ne ho tanti di motivi — alla
parola evangelica è proprio perché essa risveglia in me questa fede che gli uomini fan di
tutto per annientare: la fede che sia possibile modificare questo mondo. Allora, in virtù
del discernimento di cui parlavo agli inizi, non posso che riconoscere straordinaria la
situazione del tutto nuova in cui ci troviamo, che cioè il progetto di una città di pace in cui
la logica della forza sia eliminata è diventata una necessità imposta dall’istinto di
sopravvivenza. Prima si poteva sempre pensare che la guerra si fa per cause giuste contro
gli ingiusti; ma ora non si può perché appena si entra nella trama della violenza con tutte
le sue possibilità noi non siamo più parte contro parte, siamo nella logica del suicidio
globale. E quindi siamo nella necessità dell’amore. Non basta che in una città ci siano le
anime buone che si dedicano alle opere buone. Ogni potere ha sempre avuto bisogno di
questi orticelli di confronto. Nella logica della città violenta una porzione dedita alla non
violenza è quel che ci vuole! Anche nella città medievale — ahimè segnata dal nome
cristiano, ma una città bellicosa! si è sempre reso onore a -coloro che facevano voto di
mitezza e di povertà. Anzi la chiesa cattolica chiedeva l’esenzione dall’uso delle armi per i
suoi «clerici». Noi dobbiamo uscire da ogni menzogna. La necessità della fede è come un
torrente in piena che trova l’ostacolo e fa schiuma e si gonfia. E qui che noi siamo: o
buttiamo giù l’ultimo argine oppure noi siamo costretti alla disperazione.
Ecco il punto critico, disposto dalla storia degli uomini. Spianate le montagne, colmate le
valli perché deve arrivare la salvezza per ogni uomo. Ogni uomo vedrà la salvezza, La
condizione è l’insieme delle opere di giustizia e di pace che ciascuno di noi è chiamato a
compiere. Penso all’educazione, alla vita in famiglia, alla vita della scuola, alla vita della
fabbrica dove l’alternativa si deve sempre più aprire alla nostra coscienza ed arricchirsi di
strumenti. Allora diventa una parola di consolazione quella che dice il profeta: «e sarà
pace della giustizia e gloria della pietà». Questo è il nome della città verso la quale
andiamo. La nostra volontà trova in questa speranza i suoi argini e la sua prospettiva di
sviluppo.
Da “Il Vangelo della pace” vol.3 anno C