9 AGOSTO 2020 – 19^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO – A

9 AGOSTO 2020 – 19^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO – A

9 AGOSTO 2020 – 19^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO – A

 

Questa è la fede: una risposta che supera limiti di natura ma va verso qualcosa che non è uno spettacolo sbalorditivo, è la realizzazione del Regno.

 

PRIMA LETTURA  1 Re 19,9a.11-13°- SALMO  84- SECONDA LETTURA  Rm 9, 1-5- VANGELO  Mt 14, 22-33

 

Noi sentiamo la potenza della fede piuttosto nelle sfere dell’esperienza morale collettiva che non in quella cosmologica, dove la conoscenza scientifica ci rende molto indisposti ad accettare lo stesso concetto di miracolo. Il processo di demitizzazione della fede è salutare. Dal Vangelo sappiamo che Gesù è alieno dal fare i miracoli  rimprovera chi li cerca. Ma c'è un «miracolo» dinanzi a cui Gesù spesso si entusiasma come dinanzi alla cananea che dice parole di fede. Gesù si commuove di fronte ad un solo spettacolo – non di fronte al tramonto, alle aurore, alle bonacce che vengono dopo una tempesta – di fronte al cuore dell'uomo, questa cosa fragile, che compie atti che superano le sue possibilità. L' atto di fede lo stupisce: così il Vangelo ci fa capire. Situazione simbolica, estremamente ricca di sensi, che ora io trascuro tutti eccetto uno. Pietro si muove sulle acque appena Gesù gli dice: «Vieni». Ecco l'impossibile che si inserisce in un quadro di rapporti umani: è il simbolo del rapporto di fede. Chi crede nella parola del Cristo, chi crede nelle sue promesse messianiche, si muove anche sulle acque: l'impossibile diventa reale. Se usciamo da tutte le misure, non siamo più prigionieri del quotidiano, della sua saggezza plateale (la saggezza del senso comune che non è che la versione popolaresca della ideologia che ci chiude), entriamo nell'impossibile. E allora ci troviamo come soli. Prendiamo, ad esempio, il tema che ci sta, che mi sta a cuore particolarmente, il tema della pace. Se mi appare come normativa la parola di Gesù riguardo alla pace alla rinuncia di ogni forma di violenza e io obbedisco a questo suo richiamo, io rischio di trovarmi solo. Non soltanto solo psicologicamente, abbandonato dagli amici ma mi trovo dentro come impaurito perché nemmeno gli argomenti razionali mi vengono in soccorso: io vado verso qualcosa che è fuori delle misure umane. Questa è la fede: una risposta che supera limiti di natura ma va verso qualcosa che non è uno spettacolo sbalorditivo, è la realizzazione del Regno. Gesù che va verso i suoi, i suoi che vanno verso di Lui nella ricomposizione di una comunione, al di sopra delle regole della natura, basata soltanto sullo slancio dell'amore, è simbolo di quello che dobbiamo vivere e fare. Qualunque sia l'oggetto della nostra fede che noi assumiamo come senso della nostra vita, noi dobbiamo camminare sulle acque. Se vogliamo supporti di garanzia non li abbiamo, in quanto essi sono prodotti di quel tempo che per definizione è troppo al di qua degli obiettivi verso cui andiamo. Tutta la cultura del tempo, ad esempio, è fatta apposta per dimostrarci che non c'è sicurezza senza forza; questo mi dice perfino la teologia! Ma Gesù mi parla del contrario. Che faccio? Entro nelle acque? Cammino nel vuoto? Per metafora, è quello che deve avvenire. Occorre camminare nel vuoto che non è un vuoto, è una pienezza in prospettiva, che appartiene al domani del mondo. Così facendo, mentre per un verso rompiamo gli ormeggi col presente, ci separiamo dalla saggezza dominante e sembriamo come pazzi che tentano l'impossibile, per l'altro non facciamo che servire il futuro dell'uomo, il futuro di coloro che sono chiusi e tranquilli dentro la banalità del buonsenso quotidiano. Questo principio andrebbe poi contestualizzato con osservazioni particolari, ma nella sua sostanzialità mi sembra proprio il principio dalla pagina di oggi. E poiché essa è una pagina essenzialmente ecc1esiologica – questa barca con Pietro è la Chiesa – noi dovremmo dire: se la Chiesa avesse camminato sulla acque come sarebbe il mondo? Forse la barca è diventata una corazzata, si è munita di garanzie di sicurezza e, come una corazzata, naviga lontana dalle speranze umane. Una delle due, o si sceglie la speranza umana e si cammina sulle acque, o si sceglie la sicurezza e diventiamo una corazzata. L'alternativa di fondo del Vangelo è questa.

 

Ernesto Balducci- da: “Il Vangelo della pace” – Vol. 1

 

 

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