9 Novembre 2014 – 32^ DOMENICA TEMPO ODINARIO- Anno A

9 Novembre 2014 – 32^ DOMENICA TEMPO ODINARIO- Anno A

9 Novembre 2014 – 32^ DOMENICA TEMPO ODINARIO- Anno A

 

La sapienza viene proprio nell'incontro con l'uomo. E lei che ci sta cercando. Se noi incon-trando in città, a Firenze, un negro ci sedessimo con lui perché ci raccontasse la sua storia, noi ci vergogneremmo!

 

PRIMA LETTURA: Sap 6,12-16- SALMO: 62- SECONDA LETTURA: 1 Ts 4,13- VANGELO: Mt 25,1-13

 

Tutta la nostra cultura è nata all'interno di orizzonti particolaristici anche se non ce ne siamo accorti. Un tempo un fiorentino con il suo linguaggio culturale, parlava dell'uomo con la U maiuscola. Qui è nato l'umanesimo. Ma quando qui nasceva l'umanesimo, c'erano ancora oltre l'Atlantico, gli Indios e nell'Africa i negri che dell'umanesimo nulla sapevano. E noi credeva-mo di parlare dell'uomo. Si parlava di noi, della nostra isola. Solo oggi noi non possiamo più parlare di umanesimo senza vergognarci se questo umanesimo non prende le sue misure con ogni uomo, anche col negro. Ecco perché ci vuole un di più di amore, oggi. Non è facile. La spinta del passato, che è una specie di forza di inerzia, ci soffoca. Anche nei discorsi di uomi-ni politici, senza distinzione fra i migliori o i peggiori, c'è una insularità culturale che fa pau-ra. Se noi non ci preoccupiamo, non dico della fame del mondo – per tornare ad un tema, mi vergogno di dirlo, vieto, tanto se ne parla sterilmente, senza conseguenze – ma di tutte le atte-se umane e a dimensione politica, delle attese sociali del mondo intero, senza passare da qui, il nostro discorso non è sapiente. Potrà essere vantaggioso, machiavellicamente efficace, ma nell'immediato la catastrofe si avvicina, il rischio della fine aumenta, perché l'esser molto in-telligenti, all'intero di un sistema falso, è un pericolo, in quanto l'intelligenza deduttiva porta alle estreme conseguenze i mali insiti nel sistema. Un certo empirismo rimedia da sé ai propri errori ma la deduttività dell'intelligente, in un sistema erroneo è micidiale. Noi dobbiamo ri-cordarcene, uscire fuori dai perimetri del sistema per sedere accanto all'uomo e aspettare che la sapienza venga. La sapienza viene proprio nell'incontro con l'uomo. E lei che ci sta cercan-do. Se noi incontrando in città, a Firenze, un negro ci sedessimo con lui perché ci raccontasse la sua storia, noi ci vergogneremmo! La sapienza viene attraverso il volto degli uomini di co-lore, ma noi non ce ne curiamo o al più siamo caritatevoli, facciamo opere di assistenza ma non ascoltiamo la sapienza. Se noi chiedessimo ad un ragazzo che si smarrisce nella droga e nella violenza perché ci racconti la sua vita, la sapienza verrebbe a noi. Ma noi non ascoltia-mo, noi prepariamo le strutture per relegarci i delinquenti e i drogati, ma non ascoltiamo. La nostra è una cultura che produce da sé i propri rimedi, i propri strumenti e i propri progetti, ma non ascolta più. Torno al punto di partenza. Il nostro modi di vivere l'attesa delle fine deve essere di tenere la lampada ricolma di olio. Questo olio è la sapienza che si deve esercitare nella dimensione del quotidiano. Se pensate a tutte le volte che avete scansato un incontro, avete scansato un ascolto, vi siete sbrigati per una presenza inopportuna… forse avete contato le occasioni in cui la sapienza stava per venire verso di voi e voi non l'avete voluta ascoltare.

 

Ernesto Baduccì – da "Il Vangelo della pace" Vol. 1 – anno A

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