Caro energia… caro bollette – di Andrea Bottinelli

Caro energia… caro bollette – di Andrea Bottinelli

Mi è capitato di leggere una citazione che mi pare davvero molto attuale e che qui ripeto come incipit
per questa conversazione; scriveva nel 1921 in “Critics of Probability” John Maynard keynes
(economista liberale del Regno Unito) “Ciò che è inevitabile non succede mai, l’inatteso sempre”
I pochi che negli ultimi 30 anni hanno scritto che garantire lo sviluppo della ricchezza in crescita
costante -quello che chiamiamo oramai familiarmente Pil – scaturente dall’incrocio di produzione
/consumo (quello che chiamiamo familiarmente mercato) sostenuto dalla tecnica applicata ai
processi produttivi (quella che chiamiamo familiarmente tecnologia) avrebbe determinato un
consumo squilibrato delle materie prime non rinnovabili e un progressivo scarto tra il cosiddetto
“occidente” ed il resto del mondo non sono stati ascoltati se non emarginati e derisi.
La globalizzazione prima promossa dalle migliori intelligenze come soluzione per il progressivo
superamento delle disuguaglianze si è oggi rivelata come un mal taciuto inganno alimentando
illusioni di benessere diffuso e crescente e “cieche speranze”. L’equazione che mette in fila: consumo
per soddisfare i bisogni, denaro per sostenere i consumi, lavoro e produzione per ottenere denaro,
investimenti in mezzi e denaro per produrre si è rivelata un pericoloso corto circuito che non solo
non ha ridotto la povertà ma ha generato sconvolgenti effetti di risposte ambientali. Quindi la
Finanza- severa custode del denaro ed arbitro del suo impiego- si è impadronita dell’equazione
trasformando l’economia nella potente leva che condiziona le scelte degli uomini e dei governi.
L’inevitabile : l’uso o meglio l’abuso delle risorse energetiche necessarie per assicurare lo standard
di benessere ambito , l’atteggiamento proditorio nei confronti delle fonti di approvvigionamento
energetico (leva che) , lo sfruttamento aggressivo di cave e miniere, la spoliazione delle foreste a
favore della produzione alimentare e dell’allevamento, l’occupazione del territorio sfigurato dalla
disordinata antropizzazione che ha generato megalopoli monstre abitate da milioni di solitudini
pareva preoccupare solo le poche Cassandre del mondo scientifico mentre nei templi del potere
politico e finanziario regnava lo scetticismo e quindi risultava indimostrabile ed indimostrata la tesi
“causa-effetto- che diversamente avrebbe suggerito tempestivi rimedi.
L’inatteso: l’esorcizzazione dell’inevitabile non è riuscita. La situazione attuale (pandemia prima,
guerra oggi,) – è nel nostro cielo, nelle nostre case, nella nostra vita.
Vorrei continuare soffermandomi su un altro curioso termine, parola di uso comune che è
sostantivo e ad un tempo anche aggettivo, -io la chiamo antinomia – ed è la parola “caro”. Caro è
parola con una radice antica attribuita a molti significati (il valore delle cose ma ancora di prezioso
nel senso dei sentimenti amorosi ma anche di costoso!
Ha una anima ambigua che transita dal sentimento al venale ed il paradosso è che ciò che ci è più
caro non è caro (gli affetti, la primavera, il nostro cane, ciò che ha ispirato San francesco, la bellezza
ecc.) mentre ciò che possediamo -che non avrebbe ragione di esserci caro – (gli oggetti, le automobili,
i gioielli ecc.) ci è incredibilmente caro perché è costoso e più è costoso più ci è caro! La casa- il
nostro rifugio- sfugge alla regola perché ci è comunque caro anche se molto costoso!
Aggiungo, ed il paradosso pare sorprenderci, scopriamo che caro = costoso è parola che è fuggita
dalla precedente declinazione diventando invece un pugnale che ci minaccia, ci annienta, minaccia
il nostro incedere ed addirittura è capace di trasformarci nel” L’uomo è lupo per l’altro uomo” noto
aforisma di Hobbes.

Mi permetto ora, anticipando una conclusione che potrebbe tentare qualcuno, ripetere ciò che Paul
Auster fa dire ad un suo personaggio del romanzo “Nel Paese delle ultime cose” …ciò che mi stupisce
non è che tutto stia crollando ma che qualche cosa continui ad esistere.
Infine c’è un’altra parola- un aggettivo- che è assolutamente appropriato ed è “tutto/i/e. Come per
la pandemia il caro energia così come il conseguente caro bollette investe tutte le categorie della
società! imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani, famiglie; insomma tutte le categorie sociali dalle più povere agli scartati. Tutti ne subiscono le conseguenze -come durante la pandemia-
ma non nello stesso modo: la curva della sofferenza cambia la pendenza laddove diminuisce il potere contrattuale dell’individuo. Come sempre con l’aumento della provvisorietà quindi della precarietà,
del disagio sociale aumenta la sofferenza, la disperazione. Pochi i salvati, molti i sommersi!
A questo punto se chi scrive fosse un esperto economista, uno scienziato, un politico, un religioso
insomma uno che ha titolo per consigliare, convincere consolare continuerebbe riempiendo questo
foglio di dati, di grafici, scriverebbe ricette e quanto ritiene sia atteso dal lettore. Non sarà così
poiché la news che nasce qui alla Badia è conversazione monodica scritta nel lessico colloquiale di
coloro che sono seduti a mensa e se qualcuno- a questo punto- sarà tentato di ritenere questa breve
conversazione superficiale e sbrigativa: ebbene sappia questo qualcuno che sono d’accordo con
lui/lei.
Forse è bene cercare un aiuto rifugiandoci nel pensiero di padre Ernesto.

Già nei suoi scritti anticipava la necessità di impegnare saperi e volontà per educare al rispetto
dell’ambiente, del suo specifico, riconoscere la gratuità del creato e l’uso a favore dell’uomo delle
risorse della terra.
Non si stancava di ammonire come la maggior parte della umanità subisca le conseguenze dello
standard di benessere del “primo mondo “e che quindi la posta in gioco per il suo destino avrebbe
dovuto essere la costruzione della pace (“l’uomo sarà un uomo di pace o non sarà”).
Non la pace solo come assenza di guerra ma la pacificazione di tutti gli uomini nelle relazioni tra
loro (“l’uomo planetario” – “L’uomo inedito”) e la natura ristabilendo l’equilibrio e l’armonia con tutti
gli Enti; un tempo in cui (parafrasando sempre Balducci). “l’uomo incontrando l’altro uomo lo
riconoscerà perché finalmente avrà imparato a riconoscere sé stesso.” Balducci muore nel 1992 la
sua prospettiva è fallita?!

Naturalmente ciascuno è invitato ad interpretare liberamente non solo il portato di questa dottrina
laica ma può allo steso modo attingere ai vari magisteri della dottrina sociale della Chiesa e, prima
ancora, agli insegnamenti dei libri sapienziali.
Esiste, oggi come allora, il pericolo di assumere posture ideologiche, fideistiche, strumentali a
discipline economiche che vanno da Adam Smith a Milton Friedman epigono della “scuola di
Chicago; da Piketty a Zamagni e la sua teoria della economia civile.
Recuperando U. Galimberti …. ma cosa è un “soccorso umanitario” se non la latitanza del nostro
sentimento morale che si accontenta di un gesto di carità senza avere la forza di sollecitare la
politica? Ma non la politica che fa gli affari con la fame del mondo, ma la politica come non luogo
delle decisioni perché le decisioni avvengono altrove in quel teatro che si chiama mercato; e ancora
dalla “Enciclica Fratelli tutti” …ci sono leader popolari capaci di interpretare il sentire di un popolo,
la sua dinamica culturale e le grandi tendenze di una società. “
Forse è possibile costruirci un personale convincimento ed assunzione di responsabilità e stile di
vita coerenti ai contenuti dell’enciclica “Laudato Si “o anche -per vicinanza culturale o professionale
– aggiornarci sui documenti e gli atti degli incontri di Assisi del gruppo internazionale “The economy
of Francesco “per scongiurare il rischio di rimanere affascinati o nutrirci delle assicurazioni di abili
affabulatori e popolari opinion-makers.

Basta tutto questo per capire cosa sta succedendo? Certamente no! Basta tutto questo per
individuare la soluzione? certo che no! Basta tutto questo per pagare le bollette? nemmeno!
La pazienza che ci è chiesta è nella risposta della sentinella …. Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde: «Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!». (Isaia 21)
Forse la risposta è in questa preghiera del domenicano LOUIS JOSEPH LEBRET che recita così:
“A noi mancano matti, o Signore ma di quelli che sappiano amare con opere e non con parole, di
quelli che siano completamente a disposizione del prossimo.
A noi mancano matti, o Signore, Mancano temerari, appassionati, persone capaci di saltare nel
vuoto insicuro, sconosciuto e ogni giorno più profondo della povertà; di quelli che non utilizzano il
prossimo per i loro fini.

Ci mancano questi matti, o mio Dio! Matti nel presente, innamorati di una vita semplice, liberatori
del povero, amanti della pace, liberi da compromessi, decisi a non tradire mai, disprezzano le proprie
comodità o la propria vita, totalmente decisi per l’abnegazione, capaci di accettare tutti i tipi di
incarichi, di andare in qualsiasi luogo per obbedienza, e nel medesimo tempo liberi, obbedienti,
spontanei e tenaci, allegri dolci e forti. Dacci questo tipo di matti, o mio Signore.”

Links :
https://francescoeconomy.org/it/
https://thevision.com/attualita/neoliberismo-individuo-societa/
https://www.adamsmith.it/
https://www.aiccon.it

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