Che clima c’è? – di Giuseppe Grazzini

Che clima c’è? – di Giuseppe Grazzini

Se volete divertirvi e confondervi, potete fare una ricerca su internet su “cambiamenti climatici”.

In particolare se cercate le posizioni dei politici attualmente al governo, scoprirete che sono convinti che sia tutta una bufala, una invenzione degli ecologisti, come più volte dichiarato da Salvini e dalla stessa Meloni nel famoso discorso in Spagna di fronte ai colleghi di VOX. Nel discorso di insediamento ha detto che ““Non c’è ecologista più convinto di un conservatore”, ma le posizioni espresse anche dai membri di FdI non sembrano concordare, dato che si pone l’accento soprattutto sui problemi che la transizione ecologica produrrebbe alle imprese. Un “ambientalismo conservatore”, che attacca i movimenti che si battono per la giustizia climatica e propone soluzioni “senza fanatismi ideologici”, come ribadito il 22 settembre al convegno sull’emergenza climatica del partito di Giorgia Meloni.

Sembra che sia molto difficile accettare quel che la scienza, attraverso i vari comunicati dell’IPCC, va dicendo ormai da anni e che i governi sembravano aver accolto nell’incontro di Parigi del 2015 con l’accordo sulla limitazione dell’incremento di temperatura ad 1,5 °C. 

Ormai siamo oltre, in particolare nel mediterraneo, dove in questi giorni vediamo turisti bearsi del mare caldo fuori stagione. La siccità non viene collegata ai cambiamenti del clima ed ogni temporale sembra interromperla nella testa dei cittadini. Si dimenticano facilmente gli eventi estremi come la tempesta Vaia dell’ottobre del 2018 che ha abbattuto gli alberi sulle Dolomiti, ma anche i downburst su Firenze e quelli sulla Versilia, dove anche quest’anno il 19 agosto si sono avuti danni. 

I fiumi sono in secca, anche se poi straripano improvvisamente per improvvise violente e concentrate piogge. Chi si cura di prevenire controllando i territori con piantumazioni e corretta gestione dei terreni? Ormai da molti decenni si piange sui costi dei danni, ma non si investe per prevenirli e non si limita il consumo di suolo, cioè la sua impermeabilizzazione che comporta un rapido e maggior apporto di acqua ai torrenti e fiumi, di corsa verso il mare che non sempre la riceve, perché spesso in tempesta e perché il suo livello aumenta a causa del riscaldamento. Secondo il SNPA (Sistema Nazionale Protezione Ambiente) nel 2021 si è avuto una impermeabilizzazione di 70 km2 in Italia ad un ritmo di 2 m2 al secondo.

La guerra sembra l’unico sistema conosciuto dai potenti per garantirsi risorse, senza rendersi conto di quanto essa contribuisca a ridurle ed a contribuire all’emissione di inquinanti ed alla crescita della temperatura del pianeta. Ora guardiamo soprattutto all’Ucraina, dove si profila anche la minaccia nucleare, ma non bisogna dimenticare lo Yemen, l’Afghanistan, l’Etiopia, il Sahel etc.

Gli aiuti allo sviluppo, in particolare sostenibile, non esistono, solo le armi sembrano importanti. L’educazione, la formazione, la sanità contribuirebbero a ridurre l’impatto ambientale degli umani e limiterebbero le emigrazioni dovute spesso a pessime condizioni ambientali. La siccità non colpisce solo l’Europa, alcuni grandi laghi sono praticamente scomparsi (Aral, Ciad). Gli appelli del Papa e le sue Encicliche indicano una strada possibile, ma le situazioni contingenti, come la crescita del costo dell’energia e la sua ridotta disponibilità sul mercato spingono a soluzioni di breve respiro, spesso dettate da ignoranza dei problemi tecnici e da una eccessiva fiducia nella tecnologia. Quando si parla di nucleare pulito ci si riferisce a soluzioni proposte ma ancora non realizzate ed in un paese che non riesce neppure a definire, ormai da decenni, dove localizzare le scorie nucleari esistenti e quelle prodotte dalla ricerca e dalla medicina. Quando si vuole trivellare in Adriatico per avere gas non si considera quanto piccoli siano i giacimenti ed il rapporto tra investimenti e risorse ottenute, oltre ai tempi necessari per realizzare e mettere in funzione i sistemi. Pochi parlano di uso corretto dell’energia, essendo abituati ad una abbondanza ed ad un costo legati ad un passato di facile sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas, che comunque sono lentamente in esaurimento. 

Lo slogan che spesso si sente dai giovani che vedono un futuro oscuro a causa dei cambiamenti climatici è “salviamo il mondo”; in realtà dovremmo gridare “salviamo l’umanità”, sia fisicamente che culturalmente, così come ci spinge a fare Papa Francesco.

 

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