Ernesto Balducci e la pace – di Giovanna Checchi

Ernesto Balducci e la pace – di Giovanna Checchi

Il 31 maggio scorso in Palazzo Vecchio, nel Salone dei Duecento, è stato presentato il libro “Io amo il futuro Ernesto Balducci e la pace alle soglie del terzo millennio (1971-1981)” scritto da Pietro Domenico Giovannoni e pubblicato da Nerbini (2023). Dopo il breve intervento introduttivo di Luca Milani, Presidente del Consiglio comunale, incentrato sulla valenza profetica del Padre scolopio che aveva individuato, molti decenni fa, nell’importanza dell’ecologia e nelle problematiche legate alle armi atomiche gli argomenti cardine che avrebbero condizionato il nostro futuro, hanno preso la parola rispettivamente Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Betori, Don Stefano Tarocchi Preside della Facoltà Teologica dell’Italia centrale, Bruna Bocchini Camaiani della Fondazione Balducci, che ha ricordato l’importanza dell’Archivio Balducci conservato e consultabile dagli studiosi presso la Badia Fiesolana, e Severino Saccardi direttore della rivista Testimonianze. Infine i lunghi, articolati e illuminanti interventi di Don Alfredo Jacopozzi e dell’onorevole Rosy Bindi.

Sono state quindi sottolineati gli importanti contenuti di questo libro che, analizzando le posizioni teologiche e personali di Padre Balducci nel tormentato decennio 1971-1981, hanno fatto emergere i pensieri, i rapporti interpersonali, il dibattito tra i singoli sacerdoti e la Chiesa, l’ossessione di Balducci per il futuro, a cominciare dal 1951. Infatti il libro di Giovannoni inizia partendo da un testo di Balducci del 1951. Viene ben delineato il rapporto di stima con Giorgio La Pira e la loro forte sintonia sul tema della pace (imprescindibile dai due pilastri fondamentali che sono la giustizia e la libertà). Saccardi ha infine sottolineato come la buona politica debba riappropriarsi di questi temi.

Sono state poi evidenziate le scienze umane interpellate per cercare di comprendere l’evoluzione e le scelte politiche del continente europeo, dall’economia alla psicoanalisi all’antropologia culturale, adottate anche da Balducci per formulare l’uomo planetario enunciato negli anni Ottanta. Molto interessante anche la sua apertura verso l’America Latina e i suoi rappresentanti. Apertura che testimonia la sua fedeltà al Vangelo. Una fedeltà che talvolta non è stata compresa.

Molto interessante infine l’intervento, a braccio, dell’onorevole Bindi che ha sottolineato come questo libro, ben scritto, sia da leggere senza fretta perché l’autore accompagna il lettore nell’evoluzione del pensiero sulla pace da parte del padre scolopio. Numerose le tappe che hanno costellato questa sua evoluzione dal tema dell’obiezione di coscienza, a quello della Guerra fredda fino alle sue posizioni sulla guerra del Vietnam e le sue preoccupazioni sulla Guerra del Golfo che è stata probabilmente il punto di non ritorno considerando tutto ciò che è successo dopo il 1992, anno della scomparsa di Padre Balducci. Una considerazione affettuosa e riconoscente sulla ricchezza di cervelli e di anime all’interno della Chiesa fiorentina del secondo dopoguerra da Don Milani a Padre Balducci. E l’accorata domanda posta dall’onorevole: perché non li abbiamo ascoltati? Perché la politica non li ha ascoltati? Forse le vicende italiane ed europee sarebbero state diverse. Forse il mondo occidentale avrebbe impostato diversamente la sua politica.

In un tempo di guerre sanguinose come questo, l’unica certezza che abbiamo in questo momento è che se con la presentazione di questo libro necessario termina il centenario della nascita di Padre Ernesto Balducci è altrettanto vero che si inaugura quello della nascita di Don Lorenzo Milani, il sacerdote della Scuola di Barbiana. Un passaggio di testimone che non ci può lasciare indifferenti, anzi ci rende orgogliosi di appartenere a questa fetta di mondo che ha visto nascere, esprimersi e morire due uomini così straordinari.

 

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