Il sinodo nella Chiesa cattolica e a Firenze – di Bruna Bocchini

Il sinodo nella Chiesa cattolica e a Firenze – di Bruna Bocchini

Il sinodo nella Chiesa cattolica e a Firenze – di Bruna Bocchini

 

La richiesta di un sinodo per la Chiesa italiana papa Francesco l’aveva già avanzata nell’assemblea ecclesiale che si era tenuta a Firenze nel 2015, ma i vescovi non avevano raccolto questa proposta. Poi più volte il pontefice era ritornato sul tema, mentre altri episcopati celebravano i loro sinodi, si pensi a quello dell’Amazzonia o a quello tedesco, poi nell’anno scorso con più decisione papa Francesco lo ha richiesto e i vescovi hanno deciso che non si poteva più rinviare. Anche perché è stato indetto in contemporanea un sinodo di tutte le Chiese e quella italiana non può evidentemente essere assente. Comunque ancora nell’ottobre del 2021 il vescovo di Firenze su TV2000 sosteneva che il sinodo a Firenze non era necessario, perché era stato celebrato (da Piovanelli nel 1998-99) e perché il sinodo si svolgeva già da tre anni all’interno della visita pastorale con la lettura della ‘Evangelii Gaudium’. Nel gennaio, dopo la decisione della CEI anche il vescovo di Firenze indiceva solennemente il sinodo, cercando di porlo in continuità con il cammino precedente. Di fatto in diocesi è iniziato ai primi di febbraio e si deve concludere entro marzo. Molti di noi hanno sottolineato che si tratta di una <<consultazione>> veloce più che un sinodo. Non è prevista un’assemblea finale. 

Il nostro gruppo si presenta come gruppo laicale legato alla realtà degli scolopi nella diocesi, non come Badia, perché la Badia è nella diocesi di Fiesole, mentre i partecipanti sono tutti della diocesi fiorentina. A me sembra che ci sia una diffusa rassegnazione e poca speranza per una reale possibilità di una riforma della Chiesa, nonostante la grande stima e ammirazione per papa Francesco. Una constatazione proposta da molti sottolinea la mancanza di capacità di misurarsi con le attese degli uomini, soprattutto dei lontani. Il tema che più ci ha interessato è quello relativo ad una <<Chiesa partecipativa e corresponsabile>>. Ma gli organismi in una diocesi o parrocchia sono davvero espressione di comunità o sono scelti perché danno garanzia che non pongano problemi? Come viene esercitata l’autorità? Quale il ruolo dei ministeri? Necessità di uscire da una certa galassia, da una piramide, perché i laici dovrebbero avere responsabilità in diocesi e la donna accedere al diaconato. La nostra è una Chiesa che si è svecchiata, ma non trasformata. La struttura deve riformarsi, la comunità deve avere un esodo. Bisogna ripensare evangelicamente la struttura della Chiesa. Sulla pedofilia che crea tanto sconcerto è parere unanime che sia necessaria una commissione indipendente. C’è anche un documento dei teologi italiani che lo chiede. Va profondamente ripensata la figura del presbitero, è necessario rivedere un percorso di formazione diverso nel seminario. Va poi ripensato profondamente il codice di diritto canonico, che è rimasto quello del 1917 di Pio X, anche se è stato in parte rivisto da Giovanni Paolo II. Ma i laici non hanno alcun ruolo, devono solo obbedire. Era funzionale alla Chiesa di Pio X, ma non ad una ecclesiologia come quella della ‘Lumen Gentium’. Poi c’è il problema dell’insegnamento della religione nelle scuole, i vescovi l’hanno voluta con forza durante la revisione del Concordato, ma ormai non ha più senso. Bisogna trovare un altro modo di accostare i giovani alla pluralità delle religioni.

Poi c’è il problema del poco temo concesso e il fatto che non è previsto un ritorno del dibattito all’interno del popolo di Dio, ma solo decisioni prese dai vescovi.

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