L’altra economia – di Andrea Bottinelli

L’altra economia – di Andrea Bottinelli

C’e un reticolo di incisioni che si confondono tra le arterie che alimentano i centri pulsanti della economia di profitto che merita di essere interpretato.

Sono graffiti che basta poco per cancellarli ma che scrivono quotidianamente  : bene, compassione, carità, generosità, misericordia, pietà, fratellanza,altruismo, amorevolezza,benevolenza,bontà : in una parola umanità .

Questi sono in parte e qualche volta tutti gli “attrezzi”che sono necessari per praticare quella  che possiamo chiamare l’altra economia che, nella comune e oramai diffusa accezione, viene definita “ NO PROFIT “.

Immediatamente ci si pone  la domanda di cosa da significato al termine   “profittevole “ e  scopriamo che il glossario economico  definisce profittevole tutto ciò che genera profitto ovvero – nella attività economica – l’eccedenza del totale dei ricavi sul totale dei costi. Quindi siamo d’accordo allora che  tutto ciò che non è compreso nel perimetro di quella definizione è “ non profittevole”?

Vi ricordate, ci ricordiamo il discorso di Robert Kennedy  del 1968 ( kansas city)? [….]Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. […]Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. […] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari […]  non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.( fine della cit.)

Noi eretici della “scuola di Chicago” affermiamo che ciò che non  compone l’algoritmo del  PIL è altrettanto profittevole e ,per eccedenza di significato, potremmo aggiungere il più profittevole  il solo davvero profittevole.

Questa news si assenta  velocemente dalla prefazione di un trattato di economia limitandosi a disegnare  un perimetro di territori che alternativamente si toccano, sovrappongono, elidono, finiscono per  contaminarsi  ripetendo la  contraddizione  evidente della realtà quotidiana quando ci costringe ad una sintassi unica possibile per la gestione dei nostri conti/ corrente.

Superiamo ora la premessa  per esercitarci ,dopo aver -per un momento- abbandonato gli “attrezzi” , ad osservare quello che accade nell’area della “ Benedetta Economia”( cit. L.Bruni; a.smerilli) per essere sicuri che davvero li è il luogo dove è proposta una reale e convincente  alternativa o ,se non tale, almeno praticabile  opzione per soddisfare il superamento delle diseguaglianze, proteggere le categorie più vulnerabili, assolvere a quella ricerca dell’”umano nell’uomo”  certamente cara a V.Grossman e traccia indelebile degli scritti di Padre Ernesto.

Ebbene la realtà non ci conforta! Una umanità eterogenea per biografie, culture, idealità, finalità, credo, censo, obbiettivi,appartenenze,provenienze,destinazioni, familiarità, convenienze, opportunità, singolarità,popolarità,suggestione,soggezione,autoaffermazione,autocelebrazione esibizionismo, ostentazione, sono accomodate allo stesso tavolo mentre i tanti “lazzeri” sperano che da quei tavoli non cadano solo briciole.

Ci aspettiamo una antropologia diversa, capace di ammettere le  sconfitte o i fallimenti di tante virtuose tentazioni ed altrettanti deludenti  tentativi ecumenici ?

È possibile essere credibili quando  utilizziamo un glossario  per l’economia del profitto e per  l’economia solidale scambiando con abilità i relativi termini  come si fa con la lingua nativa e quella convenzionalmente voluta dalle convenzioni internazionali?

Possiamo provare a praticare  una Koinè che sappiamo scritta lá dove ne riconosciamo il luogo ma che ne temiamo la forza radicale trasformatrice?

Forse ci dobbiamo accontentare di tornare a riaprire la cassetta degli “attrezzi”.

e le sue preoccupazioni sulla Guerra del Golfo che è stata probabilmente il punto di non ritorno considerando tutto ciò che è successo dopo il 1992, anno della scomparsa di Padre Balducci. Una considerazione affettuosa e riconoscente sulla ricchezza di cervelli e di anime all’interno della Chiesa fiorentina del secondo dopoguerra da Don Milani a Padre Balducci. E l’accorata domanda posta dall’onorevole: perché non li abbiamo ascoltati? Perché la politica non li ha ascoltati? Forse le vicende italiane ed europee sarebbero state diverse. Forse il mondo occidentale avrebbe impostato diversamente la sua politica.

In un tempo di guerre sanguinose come questo, l’unica certezza che abbiamo in questo momento è che se con la presentazione di questo libro necessario termina il centenario della nascita di Padre Ernesto Balducci è altrettanto vero che si inaugura quello della nascita di Don Lorenzo Milani, il sacerdote della Scuola di Barbiana. Un passaggio di testimone che non ci può lasciare indifferenti, anzi ci rende orgogliosi di appartenere a questa fetta di mondo che ha visto nascere, esprimersi e morire due uomini così straordinari.

 

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