NATALE 2013

NATALE 2013

NATALE 2013

 

Se c’è uno che dice: io non sono credente ma lo dice riferendosi al codice della città, nel quale nemmeno io mi riconosco, non lo prendo molto sul serio, o meglio lo prendo sul serio ma non mi dice molto, non mi scandalizza.

 

Entrare nel Natale vuol dire riprendere il filo profondo, misterioso, in cui le due realtà, Dio e l’uomo, sono speculari l’una a l’altra e l’una condizionata dall’altra in modo indissolubile. Sulla via della fede ci sono anche uomini che non hanno ancora pronunciato il nome di Dio, però hanno imboccato il sentiero dell’uomo al cui termine c’è il mistero di Dio. Se c’è uno che dice: io non sono credente ma lo dice riferendosi al codice della città, nel quale nemmeno io mi riconosco, non lo prendo molto sul serio, o meglio lo prendo sul serio ma non mi dice molto, non mi scandalizza. Voglio vedere quale uomo sceglie, cos’è per lui l’amore per l’uomo o la solidarietà per l’uomo. Se vedo che percorre queste vie che vanno a Betlemme, sono sicuro che egli è nel regno di Dio e già conosce Dio; non per concetti, non per esplicita confessione, ma per opzione di fondo dell’esistenza. Invece se sento alcuni che ad ogni piè sospinto parlano di Dio, io voglio vedere poi come trattano l’uomo. Se per caso essi non fanno che passare il tempo fra il Sinedrio e il Pretorio, allora parlano di Dio ma Dio non è con loro, non lo conoscono perché non si conosce Dio al di fuori di questo sentiero che ho descritto. Come vedete, questa semplice verità del mistero del Natale ci riconduce alle origini di tutte le nostre certezze di fede. Le chiamerò così, sottintendendo però che la certezza di fede non è una certezza chiara a distinta, è un progetto di vita, è un modo di esistere intellettuale, certo, ma soprattutto del cuore, nel senso robusto e non sentimentale della parola, del centro dell’essere che è il cuore dell’essere umano. Le certezze sono allora piuttosto «aperture verso», tensioni verso qualcosa. Esse hanno, in questo mistero della nascita del Dio uomo e dell’uomo Dio, la loro profonda, esauriente manifestazione.

 

Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol 1 – anno A

 

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