Naufragio – Andrea Bottinelli

Naufragio – Andrea Bottinelli

“Ed ecco in quello stesso giorno … di domenica due pescatori erano in cammino sulla spiaggia bianca di Steccato di Cutro e conversavano di tutto quello che era accaduto; un mese prima un barcone di vecchio legno carico di donne, uomini e bambini che venivano da Oriente e fuggivano dalla “schiavitù” e dalla morte veniva distrutto dall’ira del mare proprio quando era prossimo all’approdo. Molti finivano annegati e tra loro neonati e bambini inutilmente aggrappati alle braccia delle loro  madri. Mentre discorrevano e discutevano insieme, uno strano personaggio si accostava e camminava con loro. Ma loro erano incapaci di accorgersene anche se la battigia lasciava intatte le sue orme.”
La notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 un caicco partito dalla Turchia e carico – secondo le testimonianze – di almeno 180 migranti, si arenò su una secca a poche decine di metri dalla costa di Steccato di Cutro, nei pressi della foce del fiume Tacina. Almeno 90 i morti di cui oltre 30 neonati, bambini, ragazzi!

Proviamo ad allontanarci dall’esercizio – consumatosi ormai nelle abbondanti descrizioni, considerazioni, spiegazioni, polemiche, accuse, scuse, colpevolizzazioni, assoluzioni, fatalismi, ineluttabilità, evitabilità, responsabilità, incapacità, indifferenza, nazionalismo, opportunismo, propagandismo, umanitarismo, pacifismo – e, poiché è già stato detto tutto, esercitiamoci al silenzio.

Certamente possiamo essere citati come coloro che Dante colloca nel canto III dell’Inferno: “…Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli.”

Ma la posta in gioco è più alta, ed è quella che diventa augurio – o forse disperato desiderio – per Padre Ernesto, ovvero “… ci sarà un giorno in cui l’uomo incontrando l’altro uomo si riconoscerà” o, come ancora prima Platone suggerisce, “…se tu con la parte migliore del tuo occhio vedi la parte migliore del suo occhio vedi te stesso”.
Tornare al silenzio dunque come necessario ripiegamento di fronte alle responsabilità non delegabili ma che – consapevoli della nostra difficoltà a riconoscere le cause generatrici della disperazione altrui ed a porvi rimedio – allontaniamo da noi attribuendole ad Organismi sovraordinati o ad “ Entità” abitanti gli abissi delle coscienze o le altezze degli infiniti, o addirittura rinunciando a qualsiasi attribuzione collocando fatalmente gli accadimenti tra le forze buie catturate dagli “orizzonti degli eventi”.

Qualcuno, invitandoci a non sottrarci alle nostre responsabilità di uomini e cittadini, ha scritto in merito alla cosiddetta “colpa metafisica”, cioè a quella percepita da chi si sente parte dell’universo umano, da chi sente gli altri esseri umani come membri della propria tribù, da chi sente un’offesa ad altro essere umano come una offesa a se stesso; se è vera la affermazione e – se è vero – che qualcuno di noi la sente propria, allora forse è proprio il silenzio l’area in cui ricostruire le condizioni che favoriscano il “nunca mas”, che non si saziano con le bandiere arcobaleno, le piazze, le messe.

A questo punto è lecito chiedersi e chiedere: allora cosa, come, quando, chi? Secoli di sapienze sono raccolte nelle biblioteche e nelle cattedrali; un’intera umanità di saggi, di uomini di fede e di scienza, di visionari e filosofi ci hanno inondato di innumerevoli esempi; pittori, scultori, scrittori, poeti, compositori hanno interpretato con la loro arte la lotta, la violenza, l’ingiustizia, il naufragio. NON basta?
O forse, alla fine, l’uomo è condannato all’ineluttabile, all’irrimediabile, all’irrinunciabile?

La cultura giudaico-cristiana, che ha trasformato il tempo ciclico della Grecia di Aristotele nel tempo che ha senso di Agostino, per cui – alla fine – l’uomo sarà salvato, è tuttora comprensibile, ne troviamo traccia, sapremo riconoscere anche noi – oggi – le orme lasciate su quella battigia di Steccato di Cutro?

 

Ab marzo 2023

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