Terremoto in Turchia e in Siria – di Allaman Allamani

Terremoto in Turchia e in Siria – di Allaman Allamani

Terremoto in Turchia e in Siria – di Allaman Allamani

 

Il terremoto in Turchia e Siria del 2023 si è verificato nella notte fra il 5 e il 6 febbraio 2023, principalmente con due forti scosse che hanno colpito l’area meridionale della Turchia, e le regioni settentrionali della Siria, con magnitudo di 7,5-7,8 della scala Richter. Ricordiamo un altro terribile sisma occorso in Turchia, ad Izmait, nel 1999.

Secondo le stime effettuate dai due Paesi questo terremoto aveva provocato oltre 57.300 vittime accertate (50.096 in Turchia e 7.259 in Siria) e un elevato numero di dispersi, con più di 121.000 feriti. Durante il mese di marzo, secondo UNICEF,  in Turchia 1.9 milioni di persone abitavano in rifugi temporanei, con accesso limitato a servizi di base come acqua, servizi igienici e assistenza sanitaria , con 2,5 milioni di bambini che hanno bisogno di  assistenza umanitaria. Mentre in Siria, si e’ stimato che fossero più di 500.000 le persone costrette ad abbandonare le loro case, che si sommano agli sfollati interni per i disagi della guerra – il maggiore numero di sfollati interni al mondo con 6,8 milioni di persone, tra cui quasi 3 milioni di bambini (da https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_in_Turchia_e_Siria_del_2023).

 

il 12 febbraio scorso, dopo l’Angelus, papa Francesco parlava  del sisma: « Continuiamo a stare vicini, con la preghiera e con il sostegno concreto, alle popolazioni terremotate in Siria e Turchia» e aiuti sono stati inviati a quelle popolazioni (https://www.famigliacristiana.it/articolo/terremoto-in-turchia-e-in-siria-la-preghiera-e-l-aiuto-del-papa-ora-il-calvario-degli-sfollati-.aspx), ma ancora altri vanno inviati. Un modo utile può essere quello di mandare un contributo economico a seguito dell’appello fatto dal vicario apostolico di Anatolia e riportato dalla Fondazione Balducci.

Con gli aiuti che è certamente doveroso dare, la preghiera non va dimenticata, con la sua forza di convertirci. Un tempo, di fronte alla domanda del perché le catastrofi avvengono, se ne usava attribuire le ragioni ai peccati e alle indifferenze umane, che richiamano il tremore della punizione divina; oggi è comune assegnarle alle incurie dei governanti e dei cittadini, alla fragilità delle costruzioni e ai guadagni illeciti dei costruttori, o persino ai danni che provochiamo al nostro ecosistema, e che si riversano su vittime innocenti. La risposta di Gesù che troviamo nei vangeli ci sembra che vada oltre questi termini, e propone una responsabilità che tocca ciascuno di noi: 

Prendendo la parola, Gesù rispose: “…O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Dal Vangelo secondo Luca, 13, 1-9).

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